Quando un videogioco vale molto di più

L'esperienza di gioco può trasformarsi in una metafora di vita. Ce lo spiega Luana Gani Alessano, autrice del libro "Nicco per sempre"

Quella fatta con Luana è stata molto più di una semplice chiacchierata sul mondo dei videogiochi. Perché per lei il Videogioco, quello con la V maiuscola, è molto più di un semplice divertissement: è una terapia, un mondo diverso dove spogliarsi di ogni fardello della vita reale e incontrare volti amici, che amici sono diventati anche nella realtà.
La Luana di cui ti sto parlando è Luana Gani Alessano, autrice di “Nicco per sempre”, diario del calvario di una madre al fianco del figlio malato di leucemia (ce ne parla anche Carlotta quest’oggi), e il videogioco in questione è il celebre World of Warcraft, di Blizzard. A contagiare Luana con questa passione incommensurabile è stato proprio Nicco che “non lo mollava nemmeno con la febbre a 40 o davanti ai dottori” (del Reparto di Ematologia): con WoW, Nicco si trasformava in un Paladino valoroso e non c’era malattia in quel mondo magico. Anzi, agli amici virtuali Nicco spiegava che stava frequentando la scuola da privatista, per giustificare la presenza in orari inconsueti per un ragazzo della sua età. Nel gioco si è tutti uguali, per davvero, senza distinzioni di nessun genere. Così trovava la forza per andare avanti. E così anche Luana mi spiega come sia fantastico e addirittura terapeutico perdersi negli incredibili paesaggi, tra castelli e cascate, oceani con pesci meravigliosi; tutto questo insieme agli amici del proprio gruppo, in una dimensione in cui si può essere ciò che si vuole e dove l’unione fa la forza.

È vero, quante volte abbiamo sentito dire peste e corna di questo famoso gioco di ruolo; quante volte è stato additato come un gioco violento e “da dipendenza”. A queste “accuse”, Luana replica prontamente. La violenza c’è, è vero, “ma è quella che devi usare contro i cattivi” e “quella che ti fa scaricare la tensione”, è per questo che per lei WoW non è affatto un gioco violento in sé e per sé, ma anzi un’esperienza che può dare tanto anche non solo virtualmente. Ora appartiene a una “grande famiglia”, non più solo virtuale, ma fatta di volti veri, in carne ed ossa, e sempre presenti, pronti a sorreggerla nei momenti peggiori, anche solo con un messaggio o una telefonata. È anche in questo modo che Luana ha trovato la forza per non arrendersi, la forza di superare il lutto più terribile. Perché se per molti un videogioco è soltanto un videogioco, per Luana questa è una vera metafora di vita, dove chi soffre può essere salvato dal gruppo. Ed è questo il messaggio più bello.