Titcoins: quando il seno diventa moneta

Tutti i mercati stanno accusando la crisi… tranne il mondo del la pornografia. Ecco quindi come PornHub vuole combattere la crisi e avvantaggiare le donne

Dimenticate i Bitcoin, la moneta virtuale, e preparatevi alla rivoluzione del mercato: il Titcoin… ed è abbastanza intuitivo capire “Tit” per cosa stia. Ma di cosa si tratta?

Immagine emblematica tratta dal video
Immagine emblematica tratta dal video

Quest’idea bizzarra, lanciata dal colosso della pornografia virtuale PornHub, propone un metodo alternativo di pagamento dove la valuta è rappresentata dalle foto di seni femminili.
Partendo infatti dal presupposto che su Internet il porno non sente crisi (anzi) e che le foto di seni nudi sono i contenuti amatoriali preferiti dal pubblico, il sito pornografico vorrebbe proporre un’alternativa per dare un vantaggio alle donne creando un sistema in cui tutti ci guadagnino.

L’esempio che viene fatto è il seguente:una ragazza esce a bersi una birra, invece di andare in un comune pub si reca in un locale che supporti il pagamento attraverso Titcoin, ordina la sua birra e alla cassa, invece di aprire il portafoglio, alza la maglietta e si fa fotografare il seno dal commerciante attraverso l’apposita app per smartphon. La foto, del tutto anonima, diventerà successivamente un contenuto che PornHub pubblicherà sul suo sito e sul quale verrà guadagnata una percentuale attraverso la pubblicità. Così la ragazza ha risparmiato i soldi della birra, il commerciante riceve comunque il suo pagamento attraverso la quota di contenuti pubblicati e PornHub si becca i suoi milioni di click. È importante aggiungere infine che parte dei guadagni verranno devoluti ciclicamente alla ricerca contro il tumore al seno perché, e il messaggio del video ci tiene a specificare, un mercato redditizio deve essere prima di tutto un mercato sano.

La domanda che viene spontanea farsi è se per uno sconto del 20% su un paio di scarpe o l’aperitivo del venerdì sera saremmo disposte a mostrare il seno per pagare. Sarei un’ipocrita se ammettessi di non essere un po’ turbata, non perché mi imbarazzi mostrare il seno (perché la nudità, mia o altrui che sia, non mi infastidisce) ma mi metterebbe un po’ a disagio pensare che poi sconosciuti possano “sollazzarsi” (non fatemi scendere dei dettagli) con delle mie foto. Ecco, quello è forse un bel po’ inquietante.

Però più fastidioso di questo pensiero sono le persone indignate a priori. Quelle che trovano la pornografia una realtà deprecabile, dove si mercifica il corpo, dove si lucra su un’attività che sminuisce la dignità delle donne bla bla bla. Posso capire chi tra di noi non si trovi a proprio agio con una proposta di questo tipo, ma non posso essere altrettanto comprensiva con chi decide di indignarsi a priori senza fornire il proprio punto di vista critico solo perché si sta parlando di pornografia e/o denaro.

Per quanto, io per prima, non so se parteciperei ad un progetto di questo tipo bisogna almeno dare atto ai signori di PornHub di aver proposto qualcosa di diverso e pragmatico, basato su una realtà sociale ed economica che in pochi saprebbero sfruttare in modo intelligente, ed è molto meglio che a farlo siano proprio persone che in questa realtà ci lavorano e che quindi la conoscono bene.
Niente di più vero è stato mai detto: “I soldi non crescono mica sugli alberi: crescono sulle tette”.
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