Il caso Winner Taco: Quando la pagina Facebook diventa un boomerang

Cosa succede quando si perde il controllo di una popolatissima pagina Facebook dedicata a un brand? Ecco lo strano caso "Winner taco"!

Mettiamola così: non sempre le cose vanno come devono. Questo vale nella vita, per tutti, perché siamo circondati da triste ingiustizia; e vale sul lavoro, quando ci meriteremmo fasti e invece ci ritroviamo in mano solo grosse patate bollenti. Nello specifico, trattando questa sezione di tecnologia, social network e geek people, volevo raccontarvi una storia a metà tra il tragico e l’esilarante, legata a un brand molto famoso che apre una pagina Facebook molto popolata. Se fosse un film, cosa per altro possibile visto l’alto tasso di dramma che vivono quotidianamente tutti i protagonisti, si intitolerebbe: “Lo strano caso del defunto Winner Taco“, dove per Winner Taco si intende proprio il gelato anni novanta, sparito ormai da tutti i processi produttivi di Algida, il brand che lo ha lanciato e mai più riportato tra le mani dei suoi fan. Ma entriamo nel dramma e vediamo cosa succede, quotidianamente, sulla FB page di Algida. Attenzione: voglio anticiparvi che le testimonianze e il racconto che sto per fare possono essere molto crudi e, in certi punti, insostenibili. Sia che siate community manager, sia che siate nostalgici del Winner Taco.

Winner taco. Fonte: facebook.com/pages/Ridateci-il-Winner-Taco
Winner taco. Fonte: facebook.com/pages/Ridateci-il-Winner-Taco

“Siamo fatti della stessa materia di cui è fatto il Winner Taco.”

La coltissima citazione che apre la nostra storia è liberamente tratta dalla pagina Ridateci il Winner Taco, nata come controrisposta e a sostegno della tesi sostenuta dai nostalgici, ovvero che non c’è nulla, nulla che possa rimpiazzare l’indimenticabile gelato. Cosa succede praticamente? Da mesi, ogni giorno, qualsiasi cosa venga pubblicata sulla fan page di Algida relativa a prodotti e iniziative del brand, viene bellamente ignorata. Gli utenti – ormai coalizzatisi in un gruppo gigantesco (che, se corrisponde alla pagina Ridateci il Winner Taco, è composto da circa 7 mila persone) – non fanno altro che chiedere a gran voce il ritorno del gelato a forma di taco, e null’altro. Non c’è niente che possa stimolare l’attenzione degli utenti: la loro missione è riportare il gelato scomparso in produzione.

Winner taco. Fonte: facebook.com/pages/Ridateci-il-Winner-Taco

Winner taco. Fonte: facebook.com/pages/Ridateci-il-Winner-Taco

Il punto di vista del community manager

Questa triste (ma anche esilarante) storia ci insegna una cosa: che fare il community manager non è sempre una cosa facile. Non è solo un deluso “Ah, allora per lavoro scrivi su Facebook” ma è soprattutto competenze di comunicazione abbinate ad obiettivi di marketing. Cosa succede al povero community manager di Algida, ogni giorno della sua vita? Vede crollare innanzitutto il lavoro settimanale: il suo piano editoriale allegro, fondato sui valori del brand, vario e originale è sempre ignorato. Quindi sostanzialmente fa un lavoro inutile. E la pagina Facebook di Algida perde ogni valore aziendale: agli utenti – non a tutti, ma una buona parte attiva – non interessa rispondere agli stimoli del brand, ma crearne di nuovi, tutti monotematici, a volte geniali. Lo spin-off, se così possiamo chiamarlo, della pagina ufficiale, è la prova vivente che ormai dalla fan page originale è nato un mostro. A forma di Winner Taco. E cosa rimane della social media strategy di Algida? Poco, o niente. Neanche il Cornetto Classico può nulla.

Winner taco. Fonte: facebook.com/pages/Ridateci-il-Winner-Taco

Winner taco. Fonte: facebook.com/pages/Ridateci-il-Winner-Taco

Il punto di vista dell’utente nostalgico

È chiaro ed evidente che i 7 mila fan della pagina dedicata al Winner Taco, che presumibilmente sono gli stessi che commentano ogni giorno sulla pagina ufficiale di Algida per chiedere a gran voce il suo ritorno, non sono tutti veramente votati alla causa. Il meccanismo è ormai entrato in un loop: è una missione, una questione di principio, un’abitudine divertente. Il caso, che comunque è esploso già nei mesi passati e continua ancora oggi a mietere le sue vittime (i post del nostro povero community manager e il suo lavoro), è al confine tra il tragico e il comico: tragico perché, ovviamente, dal punto di vista dell’attività dura e pura su Fb di Algida, ci troviamo davanti a una case history di successo, ma al contrario, quasi un boomerang. Comica perché i nostalgici del Winner Taco sono meravigliosi (e i manifesti tratti dalla fan page sparsi qua e là nel pezzo lo dimostrano).

Le soluzioni

Io ci ho pensato – ma seriamente, eh, da addetta ai lavori – a come reagirei se al posto del Social Media Strategist di Algida ci fossi io. Ecco le soluzioni che adotterei:

    • – Sfruttiamo la cosa a vantaggio del brand: la questione Winner Taco viene bellamente ignorata sulla pagina ufficiale, come se non esistesse e come se ogni commento, ogni post, ogni like non fosse unicamente rivolto al Winner Taco. È anche vero che, finché dai piani alti tengono gli utenti sul filo, tenendo la linea del “

Il problema non esiste

    “, il Talking About della pagina e i valori di interazioni rimangono altissimi, ed è comunque un modo di far parlare del brand, neanche poi così tanto in negativo. Ma davvero vale il “Purché se ne parli?”
    – Reintroduciamo ‘sto benedetto Winner Taco sul mercato, anche in limited edition. Ci sono decine di petizioni attive sul web dedicate a questa campagna, non scherziamo con le emozioni dei consumatori.

Aggiornamento al 15 gennaio 2014

C’è che il Winner Taco torna. Torna con un teaser da far spavento, sulla pagina ufficiale di Algida, che si è studiata ben benino tempi e modi del ritorno.

Torna con un account Twitter dedicato e va a finire in Trending Topic. E’ un momento magico per i fan e i nostalgici: mi sembra quasi di essere tornata nel 1998! Ora scusate, devo scappare: invece di aggiornare questo articolo devo scrivere sul mio diario segreto e correre a depilarmi le sopracciglia! E dopo l’hashtag #winnertaco, lancerei: #edèsubitoscuolemedie. Facciamo partire la rivolta?