7 parole da non dire in aereo: la storia di Matthew

Essere espulso dall'aereo prima della partenza per aver pronunciato la parola "terrorista": la storia di Matthew

Non a tutti piace volare. Anche chi non soffre di vero e proprio panico da volo, spesso è comunque colto dall’ansia nel caso di turbolenze o di un atterraggio in condizioni metereologiche difficili. Diciamocelo: tutti, sotto sotto, abbiamo un pizzico di fifa in aereo. Possono propinarci tutte le statistiche del mondo a prova del fatto che l’aereo è di gran lunga più sicuro dell’automobile e del treno, ma l’idea di essere sospesi nel vuoto senza via d’uscita è …quanto meno sgradevole, ecco.

Per questo, ci sono parole e frasi che in aereo non andrebbero pronunciate non solo perché urtano la sensibilità degli altri passeggeri ma anche perché, in alcuni casi, creano vero e proprio scompiglio fino all’espulsione dal velivolo di chi le ha pronunciate (ok, prima del decollo, s’intende).

7 parole da non dire in volo
7 parole da non dire in volo

È ciò che è capitato a Matthew Klint, blogger di Live and Let’s Fly, fatto scendere da un aereo della United Airlines prima del decollo per aver pronunciato la parola “terrorista” (secondo la sua versione, mentre secondo quella della compagnia aerea il passeggero è stato espulso perché continuava a scattare foto dopo che gliene era stato ingiunto il divieto).

Secondo la versione di Matthew, durante la fase pre-decollo il ragazzo tira fuori il suo iPhone per scattare alcune foto per il suo blog e viene ammonito da un’assistente di volo che lo avverte del divieto di fotografare. Matthew si risente, chiede all’assistente di avvicinarsi e le dice: “Voglio spiegarle perché stavo scattando delle foto. Non sono un terrorista. Ecco il mio biglietto da visita, sono un blogger e scrivo della United quasi ogni giorno, alla sede principale della compagnia a Chicago sono anche a conoscenza del mio blog.”

Poco dopo, a Matthew viene chiesto di scendere dall’aereo. Matthew chiede di parlare con il capitano chiedendo spiegazioni e si sente dire che viene espulso per aver continuato a scattare fotografie dopo essere stato ammonito. Matthew ripete che non è vero, che ne ha scattata solo una (successivamente posterà la foto incriminata sul suo blog) , ma viene ugualmente espulso dall’aereo.

Matthew scrive l’intera storia in un post in cui ribadisce che l’assistente di volo ha mentito riguardo al fatto che lui abbia continuato a scattare foto dopo essere stato ripreso. I suoi lettori, in più di 700 commenti che hanno seguito il suo post, sostengono che la vera ragione sia il fatto di aver pronunciato la parola “terrorista”. Negli Stati Uniti, a quanto pare e da quanto è emerso dalle reazioni a questa vicenda, ci sono 7 parole che non possono essere pronunciate in aeroporto o a bordo di un aereo: terrorista, bomba, Allah, Muhammed, missile, pistola, 11 settembre.

Facendo altre ricerche in rete su questo argomento, ho trovato altri episodi simili, come passeggeri che non sono stati ammessi a bordo a causa di magliette ritenute “non idonee” (una per tutte, una t-shirt con la faccia di Bush e sotto scritto “È lui il vero terrorista”).

Questi episodi scatenano sempre grandi discussioni tra chi difende la libertà di parola sostenendo che non sono le parole a mettere in pericolo la sicurezza ma le procedure di sicurezza stesse in aeroporto e a bordo, e chi difende invece la buona condotta e il rispetto del sentimento comune su temi che fanno paura.
Voi cosa ne pensate? Andreste in aeroporto con una maglietta con su scritto: “Sono una bomba”?