Alla scoperta di Rovigo, città delle Rose. E della leggenda dolcissima sul nodo d’amore
Cos’è che spinge un viaggiatore ad affrontare nuove partenze? Le emozioni che si vivono in viaggio, ovviamente, e tutte le storie legate alla destinazione che si raggiunge. Ecco perché la leggenda legata alla città di Rovigo è un vero e proprio tesoro da scoprire.
La leggenda di Rovigo
Leggende, storie favolistiche e incantevoli sono intrise nel territorio, che rendono la città delle rose un luogo tutto da scoprire.
Cominciamo con il nome. Rovigo, infatti, deriva dalla parola Rhodon che fa riferimento alle rose che anticamente sbocciavano proprio in queste zone. Secondo alcune storie, la colonizzazione di questo territorio è avvenuta per mano dei Greci.
Delle vecchie storie narrate resta una torre, la Torre Donà, visibile ancora in città. Ma Rovigo di storie e leggende ne ha da raccontare, come quelle sui fantasmi che risiederebbero proprio tra le vie del centro.
Secondo una tradizione popolare, un palazzo di una delle vie centrali cittadine, ospiterebbe il fantasma di una suora che sarebbe vissuta e morta proprio all’interno di quell’edificio.
Il nodo d’amore
Non solo di fantasmi, è fatta Rovigo. La città, infatti, conserva una delle leggende d’amore più belle di sempre, ed è quella che prende il nome di Nodo d’Amore. Ma per scoprirla, dobbiamo spostarci a Vialeggio sul Mincio.
La storia inizia con il trasferimento del signore di Milano Giangaleazzo, verso gli ultimi anni del Trecento, che andò ad abitare, con le sue truppe le zone presso il fiume Mincio. Durante la prima notte di accampamento, il buffone Gonella, raccontò ai soldati una sinistra leggenda.
Il giullare raccontò di come il fiume un tempo era popolato da meravigliose ninfe che si svelano solo la notte per ballare, ma a causa di una maledizione, queste, si trasformarono in terribili streghe.
La leggenda vuole che, in quella stessa notte, le streghe comparvero all’accampamento e iniziarono a danzare tra le truppe dormienti. Il capitano delle truppe Malco guardò uno di loro, e da quello sguardo la strega si trasformò in una meravigliosa ninfa, rivelando la sua identità. Lei era Silvia, e tra la ninfa e il capitano nacque la storia d’amore più bella di sempre.
Silvia diede un fazzoletto dorato come pegno del suo amore al capitano, ma Isabella, una giovane donna innamorata di Malco, denunciò la ninfa per essere una strega e la ragazza fu arrestata.
Malco e Silvia riuscirono a scappare attraverso il fiume Mincio, e quando le truppe arrivarono trovarono solo il fazzoletto di seta dorato intrecciato dai due amanti per sigillare il loro amore.
Da questa leggenda è nata una tradizione gastronomica tuta da scoprire: il tortellino di Valeggio sul Mincio.