Viaggio in Cambogia: Angkor Wat e poi?

La Cambogia richiama alla mente due cose: Angkor Wat e il Khmer Rouge. Amore e odio, vita e morte. Viaggio nel Paese dai forti contrasti

La Cambogia è prevalentemente conosciuta per due motivi: Angkor Wat e il Khmer Rouge.
Due sentimenti contrastanti quindi, come le due facce della medaglia: da un lato la bellezza e magnificenza del complesso che racconta di antichi splendori e, dall’altro, i campi di sterminio e i mutilati per le strade.

Il prodotto di questa repulsione/attrazione, ha portato a sviluppare turisticamente solo una parte del Paese, e mi riferisco a Siam Reap e Phom Phen, entrambe molto bene attrezzate per accogliere i turisti ed i backpackers, basta poi spostarsi un po’ dai principali centri turistici per scoprire un Paese completamente diverso.

Capita così che molti credono che oltre Angkor Wat in Cambogia non vi sia altro o che non valga la pena fermarsi.
Ma è proprio fuori dal sito storico più famoso del Paese, orgoglio nazionale che compare anche nella bandiera, che la Cambogia sprigiona i suoi assi nella manica: belle spiagge, cultura popolare, villaggi galleggianti, cibo ottimo, popolazione gentile, una capitale multiculturale che assorbe e rapisce, una infinità di bambini.

Viaggiare in Cambogia ha un gusto agrodolce.
I campi di sterminio Tuol Sleng da un lato e i mercati brulicanti di persone dall’altro, mutilati da una parte e mandrie di bambini dall’altra. Il passato con il presente qui si intrecciano e disorientano.

Parto da Bangkok in autobus, mi dirigo alla frontiera con la Cambogia. Un giorno di viaggio per arrivare a Siam Reap. L’avventura comincia proprio dal suo fiore all’occhiello: Angkor.

Frontiera Tailandia/Cambogia
Frontiera Tailandia/Cambogia

Siem Reap e Angkor Wat

La sveglia per visitare Angkor, che dista circa 5 km da Siam Reap, suona quando fuori è ancora buio.
Il nostro tuk tuk driver alle 5 del mattino è fuori dalla guesthouse, un’alzataccia per assistere alla quotidiana resurrezione del sole alle spalle di Angkor Wat che lentamente si erge bello ed imponente.

Il buio pesto sembra non volere schiarirsi. Non so quanti siamo ma siamo tantissimi. Forse perché siamo assonnati o forse perché tutti, o quasi visto che un folto gruppo di cinesi sembrava avere qualcosa di davvero importante da dirsi, aspettavamo in religioso silenzio qualcosa.
Di fronte a noi solo buio.
Improvvisamente il blu notte comincia a schiarirsi. Segue una luce rosa, la sagoma del tempio è bellissima. Il paesaggio surreale.
Il rosa diventa rosso, si intensifica e si infittisce, il tempio comincia a definirsi sempre meglio, il cielo rosso diventa azzurro e il sole ormai splende. Ecco Angkor Wat nella sua vertiginosa bellezza.

alba ad Angkor Wat
alba ad Angkor Wat

Dopo tanti WOW, Cool, Amazing e via dicendo, comincia la corsa contro il tempo.

Il tuk tuk è stato affittato per tutta la giornata, sebbene nell’area ci sia circa un migliaio di templi, le costruzioni principali sono più o meno 80.
Causa poco tempo optiamo per l’ingresso di un giorno solo.
La nostra missione era chiara. Correre in Tuk Tuk da un tempio ad un altro, fino ad arrivare in tempo per il tramonto.

Stremati, sudati, sporchi e stanchi, ma con ancora un briciolo di forza risaliamo Phnom Bakheng. Poca intimità anche in questo caso, probabilmente eravamo gli stessi della mattina, e come rituale e guida turistica vuole, eravamo di nuovo insieme per salutare quello stesso sole che ci aveva dato il buongiorno e che adesso stava dandoci la buona notte.

Angkor
Angkor

NB. Angkor Wat può essere visitata in diverse modalità: 1/3/7 accessi. Il prezzo del biglietto varia a seconda del numero di accessi, quello da un giorno costa $20, 3 giorni distribuiti su una settimana $40 e 7 accessi da sfruttare in un mese $60.

Per maggiori informazioni su Angkor Wat e prezzi biglietti di entrata clicca qui.

Battambang

Da Siam Reap per arrivare a Battambang le soluzioni sono due: via fiume, la più suggestiva, o via terra, la più veloce.
La mia scelta ovviamente ricade sulla prima opzione.
Il passaggio tra le due città in barca avviene tra villaggi galleggianti, natura selvaggia e tanta povertà. Una realtà così diversa da quella di Siam Reap, un villaggio evidentemente creato per i turisti.

Le barche impiegano tra le 6 e le 8 ore per arrivare a destinazione. In queste ore di navigazione gli scenari cambiano più volte.
Attraversiamo luoghi in cui la vita si svolge sulle rive del fiume, le case sono palafitte, le donne lavano i piatti in queste acque, i bambini nel mentre vi fanno un bagno per rinfrescarsi e al nostro passaggio salutano.
Man mano che ci allontaniamo dalla città e dalle luci colorate dei bar e dei ristoranti, i villaggi diventano sempre più rari e il livello di povertà pare aumentare.

Ci si addentra in una Cambogia differente. Siamo nell’ultima roccaforte del Khmer Rouge, non a caso qui sorge l’ospedale di Emergency, e nella città del Bamboo Train, un treno composto da 4 elementi: una tavola di bamboo, un motore, 2 assi pesantissime con due ruote ai lati. Un treno montabile/smontabile che corre su una sola rotaia a doppio senso.

Come funziona? Quando due treni si incontrano, quello con meno passeggeri deve essere smontato, viene messo a lato per fare passare l’altro, che ha a bordo più passeggeri, e poi rimontato al passaggio.

bamboo train
bamboo train

Da Battambang a Phom Phen

Tra Battamban e Phom Phen sorgono alcuni villaggi, ognuno dei quali di dedica prevalentemente a una attività.
Pursat, nota per le sculture in marmo, Kompong Chhnang, ceramisti e pescatori, Oudong, dove sorgono le rovine dell’antica capitale e Kompong Louang dove si lavora l’argento. Poche comodità, qualche guesthouse e vita tranquilla.

Phom Phen. Siamo nella capitale, vibrante e attiva, dove vale la pena fermarsi qualche giorno.
Qui, oltre al Coueung Ek e al Toul Slend, i campi di sterminio durante gli anni del regime e il museo del genocidio (rispettivamente), sono da visitare il Museo Nazionale, che ospita migliaia di pezzi di artigianato del periodo glorioso della Cambogia, il Monumento dell’Indipendenza, il Palazzo Reale che sorge nel cuore della città, la Pagoda d’argento, una delle poche opere risparmiate dal Khmer Rouge, il cui pavimento è composto da mattonelle di argento, il mercato centrale in stile art deco costruito nel 1937, e la Cambodian Performing Art Center, una piccola scuola di danza tradizionale a cui si può accedere per vedere gli studenti allenarsi.

Sihanoukville e Bamboo Island

Prima di addentrarmi per l’entroterra cambogiano da Phom Phen raggiungo in autobus la costa, vado al mare. Sihanoukville per l’esattezza.

Questo villaggio mi ha ricordato un po’ Siam Reap, diverso sfondo ma stessa sostanza.
Hotel, bar, boat party dove ragazzini americani ed inglesi salgono la mattina per tornare il pomeriggio completamente ubriachi, feste in spiaggia, alcool a fiumi.
Not my cup of tea, direbbero gli inglese.

Pertanto da lì, con un breve viaggio in barca, raggiungo Bamboo Island, una deserta isola a poca distanza dalla costa dove a parte un ostello non c’è altro. Lontana da tutto e da tutti.

Bamboo Island
Bamboo Island

Krati e il Wild West cambogiano

Tempo di muoversi, il tempo scorre velocemente quando sei completamente rilassato su una amaca a chiacchierare con amici.
Dopo un viaggio in bus, durante il quale non sono mancati guasti nel bel mezzo del pomeriggio, raggiungo nuovamente Phom Phen.

Stavolta passo solo una notte.
La mattina dopo con il primo autobus disponibile raggiungo Kratie e Stung Treng, a nord della capitale, noti in particolare per la presenza nelle acque del fiume dei famosi delfini di acqua dolce.

Io a Kratie
Io a Kratie

Bambini
Bambini

Proseguendo raggiungo Mondulkiri e Ratta, ottime basi per visitare il Parco Nazionale Virachey e le vicine cascate e Sen Monorom particolarmente orientato allo sviluppo di un turismo sostenibile.

Tempo di tornare nella Capitale per attraversare la frontiera con il Vietnam. Dalla tranquillità della Cambogia alla follia di Saigon. Tanto vicini eppure tanto lontani.

Lascio alle spalle questo Paese controverso in cui le bellezze naturali contrastano e stridono con i fantasmi della storia, dove tutto si muove silenziosamente, ed in cui la vitalità dei bambini, che numericamente credo superino di gran lunga gli adulti, strappa dei sorrisi e, forse, regala un briciolo di speranza.