Lo sfogo di una mamma che ha accettato il suo aborto dopo mesi

La perdita di un bambino, è una perdita, non importa quanto piccola

“Voglio raccontarvi la mia storia. Ero incinta, al settimo cielo. Sono andata dal ginecologo per l’ecografia, ero di dodici settimane. Mai mi sarei aspettata di sentire quelle parole, ma l’uomo con quel camice bianco continuava a ripetere che non vedeva nulla, non c’era nessun battito. Non riuscivo a capire, forse era troppo presto.

C’era un’ostetrica, che si è presa il compito di spiegarmi. La mia sacca gestazionale era vuota, ciò accade quando una gravidanza non progredisce. Il test afferma la gravidanza e può capitare che la donna presenti anche i sintomi di quest’ultima, anche se non in tutti casi, ma non c’è nessun battito. Avevo un ovulo rovinato ed era proprio il colpevole di ciò che mi stava accadendo. Dopo aver cercato su internet e chiesto in giro, ho scoperto che è una cosa che nessuno sa spiegarsi, ma che purtroppo accade spesso nelle donne. L’ostetrica po mi guardò e m i disse che di lì a pochi giorni avrei presentato i sintomi di un aborto. Due giorni dopo quell’ecografia, il mio corpo iniziò spontaneamente ad abortire. Sono stata fortunata, perché molte donne devono sottoporsi ad una procedura, in cui il contenuto nel loro utero, viene rimosso chirurgicamente. L’intera situazione era così surreale. Nei mesi precedenti ero stata sotto stress, per via di una situazione familiare e a quel punto il mio cervello sembrava essere entrato in una modalità di blocco protettivo. Mi sono sentita emotivamente intorpidita, dal momento in cui l’emorragia ha avuto inizio. Dopo la mia esperienza, ho letto molte storie di donne con un ovulo rovinato o con aborti molto precoci. Ho letto del dolore che provavano e di come si sentivano nel sapere che il loro bambino non si è mai formato completamente o è morto. Io invece, non provavo nulla.

Ero emotivamente bloccata, non sentivo proprio nulla, finché dopo tre mesi non ho scoperto di essere di nuovo incinta. Ho dato alla luce una bambina che adesso dorme accanto a me. E’ arrivato tutto insieme, il dolore dell’aborto, una crisi matrimoniale e lo stress della nascita di mia figlia. La vita scorreva veloce, così come la mia depressione.

Ho iniziato a pensare alla perdita del mio bambino, ogni giorno di più e a ciò che sarebbe potuto essere. Poi ho pensato a come non mi sono mai data il tempo di piangere per la perdita. E’ stato devastante e ve lo dico, perché voglio chiedervi di trovare il tempo di realizzare la vostra perdita e di non fare come me.

Non significa che dovete piangere pubblicamente, lamentarvi per le strade o far ascoltare a tutti i vostri amici ogni dettaglio, mentre singhiozzate sulla loro spalla, ma trovate un modo per dare sfogo al vostro dolore. Non abbiate paura di mostrare ciò che provate. Il sentimento che si prova andrà dalla profonda tristezza, alla rabbia e alla negazione fino all’eventuale accettazione.

Il dolore fa parte di voi e non dovete soffocarlo. Ricordate che non siete sole e che ci sono migliaia di donne che condividono questa stessa esperienza. Dobbiamo parlare e sostenerci a vicenda”. 

L’aborto non è un argomento facile e la perdita di un figlio non è facile da accettare. Ma purtroppo è una realtà.

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