Omicidio del piccolo Giuseppe. Noemi racconta un altro macabro dettaglio.

CARDITO: Omicidio del piccolo Giuseppe, il bambino ucciso di botte dal patrigno. La sorellina Noemi ha raccontato alla psichiatra, un altro dettaglio 😔💔

La storia dell’omicidio del piccolo Giuseppe Dorice sembra non trovare pace, continuano a venir fuori dettagli grazie alla testimonianza della piccola Noemi, la sorellina massacrata di botte e ridotta in fin di vita, salvata grazie all’intervento medico dell’ospedale Santobono di Napoli. Giuseppe Dorice che è stato ucciso all’età di 7 anni, a Cardito, da Tony Essobti Badre, compagno di sua madre. L’uomo la sera dell’omicidio era sotto effetto di spinelli ed ha riversato la sua rabbia su Giuseppe, fino al suo ultimo respiro ed ha massacrato di botte la piccola Noemi.

 

Tony si trova attualmente in carcere accusato di omicidio e tentato omicidio. Insieme a lui, anche mamma Valentina è stata arrestata con l’accusa di non aver fatto nulla. La donna era presente al momento dell’omicidio e non ha impedito che il suo compagno uccidesse suo figlio e riducesse così sua figlia. Non solo, Valentina non ha nemmeno chiamato i soccorsi alla vista del piccolo Giuseppe sanguinante ed inerme sul divano. Ed è proprio così che il bambino è stato trovato, a torso nudo ricoperto di lividi e ferite, senza vita, sul divano dell’abitazione.

 

Durante l’ultima udienza, a parlare in aula è stata la psichiatra infantile che sta seguendo la piccola Noemi. La professionista ha rivelato un dettaglio davvero macabro, che la bambina le ha confessato.

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Quando Tony Eccobti la picchiava, Noemi faceva finta di svenire per riuscire a salvarsi. Sapeva che solo vedendola in quelle condizioni, il mostro avrebbe smesso di picchiarla, così ha iniziato ad usare la cosa come unica via di scampo ed aveva consigliato anche a Giuseppe di farlo. Purtroppo l’ultima volta, il prezioso consiglio non è non è servito al bambino.

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Anche le maestre della scuola che i due bambini frequentavano, erano a conoscenza nella loro situazione ma non hanno mai avvertito i servizi sociali né le autorità.

Le forze dell’ordine hanno trovato le prove, dopo alcune intercettazioni telefoniche.