“Ma non è lei!” Omicidio Resinovich, analizzato il video delle camere, ma qualcosa non torna: la denuncia

Il caso di Liliana Resinovich, scomparsa e ritrovata morta a Trieste, rimane irrisolto nonostante le indagini sul marito Sebastiano Visintin e nuove analisi sui suoi dispositivi informatici.

Il caso di Liliana Resinovich, la donna scomparsa a Trieste e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022, continua a suscitare interrogativi e dibattiti. Le indagini finora condotte non hanno chiarito se si tratti di un suicidio o di un omicidio, e le autorità sembrano ancora lontane da una conclusione definitiva. L’apertura di un’indagine per omicidio nei confronti di Sebastiano Visintin, marito della vittima, ha alimentato ulteriormente le speculazioni, ma le prove non sembrano determinanti. Molte persone vicine a Liliana ritengono che il principale sospettato possa essere proprio lui.

Le dichiarazioni di Claudio Sterpin

Sterpin ha espresso delle forti riserve riguardo alla versione ufficiale degli eventi, affermando che il giorno della scomparsa, il 14 dicembre, Liliana non sarebbe mai uscita di casa. Secondo le sue dichiarazioni, la donna ripresa dalle telecamere di sorveglianza non sarebbe stata lei, ma piuttosto una sosia. Sterpin ha condiviso questa convinzione durante un’intervista a Quarto Grado, sottolineando anche che l’immagine catturata dalle telecamere potrebbe non rappresentare accuratamente l’altezza di Liliana, che si aggirava tra 1.56 e 1.60 metri.

In merito a questa affermazione, un ingegnere forense ha analizzato le immagini e ha suggerito che la bassa qualità delle riprese potrebbe aver influito sulla percezione dell’altezza. Le telecamere della città, che hanno registrato l’avvistamento intorno alle 8.40, potrebbero comunque essere compatibili con la figura di Liliana. Tuttavia, la teoria della sosia proposta da Sterpin continua a sollevare interrogativi e dubbi tra gli inquirenti e i familiari della vittima.

Le critiche alle indagini

Claudio Sterpin ha anche avanzato critiche riguardo alla conduzione delle indagini, sostenendo che ci sia stato un ritardo di tre anni nell’approfondire il coinvolgimento di Sebastiano Visintin. Sterpin ha affermato che le autorità avrebbero dovuto indagare su di lui fin dall’inizio, esprimendo così la sua frustrazione per il modo in cui il caso è stato gestito. Le sue dichiarazioni evidenziano un senso di urgenza e preoccupazione per la verità che rimane ancora da scoprire, mentre le indagini continuano a procedere senza apparenti progressi significativi.

Nuovi sviluppi nelle indagini

Recentemente, l’indagine ha ricevuto un impulso grazie all’analisi dei dispositivi elettronici di Sebastiano Visintin. Il marito di Liliana ha nominato due nuovi consulenti, tra cui Michele Vitiello, esperto in analisi forense di dispositivi tecnologici. Questa nuova équipe di esperti esaminerà i telefoni e i dispositivi GoPro di Visintin, con l’obiettivo di scoprire eventuali dettagli che potrebbero chiarire la situazione. Le perizie sui dispositivi potrebbero rivelare informazioni sui movimenti di Liliana nella mattina della sua scomparsa, oltre a possibili cancellazioni di attività o comunicazioni significative.

Michele Vitiello, con sede a Brescia, ha una lunga esperienza in casi complessi, avendo lavorato su situazioni simili, tra cui il caso di Emanuela Orlandi e la tragedia della Funivia del Mottarone. La sua partecipazione alle indagini potrebbe fornire nuovi elementi e chiarire alcuni aspetti finora oscuri del caso. Con la continua evoluzione delle indagini, la speranza è che possano emergere informazioni decisive che portino a una risoluzione del mistero che circonda la morte di Liliana Resinovich.