“La verità sul risarcimento è questa” Garlasco, i genitori di Chiara Poggi rompono il silenzio: quanto hanno percepito e cosa succederà ora
I genitori di Chiara Poggi denunciano le nuove accuse contro il figlio Marco e la pressione mediatica, difendendo il suo alibi con prove e chiedendo rispetto dopo anni di calunnie.
Giuseppe Poggi e Rita Preda, genitori di Chiara Poggi, tornano a esprimere il loro dolore e la loro indignazione riguardo al delitto di via Pascoli. In un’intervista rilasciata a Selvaggia Lucarelli per il Fatto Quotidiano, i due hanno condiviso la loro esperienza di anni di sospetti e calunnie, accentuate dalle ricostruzioni mediatiche che hanno investito la loro famiglia. L’attenzione si concentra sull’accusa recente che coinvolge Marco Poggi, il quale viene descritto come un presunto complice o addirittura autore dell’omicidio, nonostante l’alibi del giovane, che si trovava in vacanza con i genitori in Trentino il 13 agosto 2007. Giuseppe Poggi ha dichiarato con fermezza: «Sono arrivati ad accusare nostro figlio di aver ucciso la sorella». Ha poi aggiunto che Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara, non ha mai dichiarato di non essere coinvolto nell’omicidio, nonostante sia stato condannato in via definitiva.

Giuseppe Poggi ha denunciato la pressione esercitata da alcuni media e programmi televisivi, affermando: «A me gli innocentisti vanno bene, ma c’è modo e modo di sostenere l’innocenza di Stasi. Se per scagionare lui si screditano altre persone e si rovinano delle vite, cosa si sta facendo? Assolvi uno e ne condanni altri cinque. Ora parlano di cinque killer, ho perso il conto».
L’alibi di Marco Poggi
I genitori di Chiara Poggi sostengono che le recenti teorie avanzate da alcuni media siano prive di fondamento. Per dimostrare che Marco Poggi si trovava con loro il giorno dell’omicidio, la famiglia ha reso pubbliche fotografie scattate durante la vacanza in Trentino e una lettera datata 31 agosto 2007, firmata da Arthur Mutschlechner, proprietario del rifugio Fodara Vedla. Nella lettera, l’albergatore ricorda i momenti di angoscia vissuti da Giuseppe e Marco, ignari della tragica notizia che sarebbe arrivata poco dopo. Giuseppe Poggi ha dichiarato: «Quella lettera dimostra che io e Marco eravamo in montagna insieme ad amici», sottolineando l’importanza del documento per confutare le accuse mosse contro il figlio.
La morte di Chiara
Rita Preda ha descritto il drammatico momento in cui è stata informata della morte della figlia Chiara. Racconta di come, dopo una giornata trascorsa in montagna, ricevette la chiamata dai carabinieri di Garlasco. Giuseppe Poggi, tornando dal rifugio, ricevette la conferma della tragedia: «Il soccorso alpino ci ha recuperati, ho chiamato subito Rita e mi ha detto che Chiara era morta. “È caduta in casa lungo la scala”, ci dissero», ha rievocato Giuseppe, evidenziando il dolore e la confusione che hanno caratterizzato quei momenti.
Il comportamento di Alberto Stasi
Giuseppe Poggi ha commentato il comportamento di Alberto Stasi, mettendo in dubbio le sue reazioni fin dai primi giorni dopo l’omicidio. Ha sottolineato che Stasi, nonostante fosse sotto indagine, non ha mai affermato la propria innocenza. «Fino al suo arresto andavamo insieme al cimitero. Mi aspettavo sempre che dicesse: “Mi stanno indagando, ma non ho ucciso Chiara”. Invece non lo diceva mai. Era strano. E oggi si parla di Sempio per tre telefonate di pochi secondi, ma Stasi fece chiamate per ore mentre Chiara non rispondeva, senza andare a vedere», ha dichiarato Giuseppe, mettendo in evidenza la sua inquietudine riguardo al comportamento dell’ex fidanzato di Chiara.
Il risarcimento
Affrontando le speculazioni su un possibile timore della famiglia Poggi riguardo all’innocenza di Stasi motivato da ragioni economiche, Giuseppe ha chiarito che non hanno richiesto l’intero risarcimento. «Non abbiamo chiesto tutto il risarcimento, solo una parte. Non volevamo rovinare i signori Stasi. Abbiamo ricevuto circa la metà, con cui abbiamo pagato legali e spese. Il resto è rateizzato, e probabilmente non lo vedremo mai. Se dovremo restituire tutto, lo faremo», ha spiegato. Infine, ha espresso un desiderio di silenzio e rispetto, affermando: «Vorremmo un po’ di silenzio. Da marzo siamo stati catapultati in una situazione perfino peggiore di 18 anni fa. Spero che finisca presto, abbiamo diritto a vivere tranquilli».