“Né stasi nè Sempio” DNA nel tampone orale di Chiara Poggi: identificato il terzo uomo
Nuove analisi sul caso di Chiara Poggi rivelano un dna maschile mai esaminato prima, potenzialmente legato a una contaminazione durante l'autopsia, riaccendendo i dibattiti sull'omicidio avvenuto nel 2007.
Il caso di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007, ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana e, a quasi diciotto anni dall’evento, torna a far parlare di sé. Recenti sviluppi nelle indagini hanno portato alla luce una traccia di DNA maschile nel cavo orale della giovane, ritrovata senza vita nella sua abitazione. Questa scoperta, mai analizzata precedentemente, potrebbe riaccendere i dibattiti e i sospetti riguardanti il delitto.

La traccia di DNA, emersa nell’ambito di un incidente probatorio voluto dal giudice per le indagini preliminari di Pavia, è stata collegata a un assistente del medico legale Marco Ballardini, che effettuò l’autopsia sul corpo di Chiara. Si ipotizza che ci sia stata una contaminazione durante l’esame autoptico, ma le autorità avvertono che si è ancora in una fase di valutazione preliminare. Il profilo genetico, di tipo maschile, è stato rinvenuto su garze utilizzate durante l’intervento medico-legale, da cui è stato estratto il materiale genetico classificato come “ignoto” in un primo momento.
Chiara Poggi, di chi sarebbe il DNA trovato nella sua bocca
La notizia del ritrovamento del DNA ha immediatamente riaperto l’inchiesta sul delitto di Chiara Poggi, portando alla luce ferite mai del tutto rimarginate e accendendo nuovamente l’interesse su una vicenda che ha attraversato una lunga e complessa battaglia legale. Alberto Stasi, condannato definitivamente nel 2015, non è più l’unico soggetto di interesse. Infatti, Andrea Sempio, un amico di Chiara, è stato nuovamente indagato a causa di sospetti emersi nel corso degli anni.
Il DNA in questione è stato analizzato dalla genetista Denise Albani, perito nominato dal giudice, nell’ambito di accertamenti su reperti mai esaminati o solo parzialmente analizzati nei processi passati. I risultati delle analisi hanno rivelato tracce di materiale genetico non solo sul tampone orale, ma anche su un frammento di tappetino da bagno insanguinato e su impronte digitali prelevate nel 2007. La tecnologia avanzata di amplificazione tramite PCR ha permesso di identificare il DNA maschile, il quale è stato poi condiviso con tutte le parti coinvolte nell’incidente probatorio, incluse la procura, le difese e i legali della famiglia Poggi, consentendo a ciascuno di effettuare le proprie verifiche in autonomia.
Attualmente, resta da determinare se la teoria della contaminazione troverà conferma nelle future analisi o se emergeranno nuovi elementi. Il caso di Garlasco continua a riservare colpi di scena, e la ricerca della verità su quanto accaduto a Chiara Poggi è lungi dall’essere conclusa, mantenendo viva l’attenzione dell’opinione pubblica e degli esperti del settore.