“Ti dico questo, ma rimanga tra noi” Garlasco, emerge solo ora una telefonata intercettata tra Stefania Cappa e il dottore

Nuove rivelazioni emergono dall'inchiesta sul delitto di Chiara Poggi, con una telefonata tra Stefania Cappa e un medico che potrebbe influenzare gli alibi e le tempistiche dell'omicidio.

Il delitto di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, continua a essere oggetto di nuove rivelazioni e approfondimenti. Recenti sviluppi nelle indagini hanno portato alla luce conversazioni che, col passare del tempo, assumono un significato sempre più rilevante. Tra queste, una telefonata del 13 febbraio 2008 tra Stefania Cappa, cugina della vittima, e un medico di nome Davide, sostituto del medico di famiglia, offre dettagli che potrebbero influenzare il modo in cui vengono interpretati gli alibi e le tempistiche relative all’omicidio.

La telefonata è avvenuta subito dopo le audizioni di alcune donne della famiglia Cappa, ascoltate per la prima volta dalla pubblica accusa, rappresentata dalla pm Rosa Muscio, in vista del possibile rinvio a giudizio di Alberto Stasi. Durante questi colloqui, Maria Rosa, zia di Chiara e madre di Stefania, aveva affermato di aver trascorso la mattinata a svolgere diverse commissioni, tra cui una visita al medico. Questo particolare avrebbe dovuto essere documentato ufficialmente, come emerso da una conversazione precedente con la sorella Carla. Quest’ultima aveva messo in evidenza come la modifica dell’orario della morte di Chiara potesse avere un impatto significativo sulla posizione di Stasi nel processo. La questione dell’orario di morte diventa quindi cruciale, poiché una variazione potrebbe implicare la responsabilità di altri.

Durante la conversazione tra Stefania e il medico, la cugina cerca di ottenere una conferma riguardo alla visita della madre. I suoi tentativi, però, si scontrano con l’incertezza del dottore, che sembra confuso riguardo agli eventi di quella mattina. Stefania insiste nel sottolineare che la madre aveva ricevuto prescrizioni dal medico, ma Davide non riesce a fornire una testimonianza chiara. La pressione aumenta quando Stefania evidenzia che le fotocopie delle ricette sono già state consegnate e che le informazioni potrebbero essere utilizzate contro Stasi.

Il medico, visibilmente preoccupato, si interroga sulla possibilità di essere convocato per fornire ulteriori dettagli. Stefania, pur non confermando la certezza della convocazione, lascia intendere che le discrepanze nella testimonianza della madre, che inizialmente non specificava che si trattava di un sostituto, potrebbero influenzare la credibilità dell’alibi. La tensione nella conversazione cresce, poiché Stefania fa riferimento a possibili manovre da parte della difesa di Stasi.

La telefonata si conclude con un clima di ironia, nonostante la gravità della situazione. Stefania accenna a presunti errori da parte delle forze dell’ordine, ridendo dei pregiudizi che circolano intorno ai carabinieri. Tuttavia, le parole pronunciate in quella conversazione, in un contesto carico di tensione, offrono nuovi spunti di riflessione su uno dei casi più controversi della cronaca italiana. L’atmosfera nervosa e il desiderio di giustizia da parte della famiglia pongono interrogativi su come le testimonianze possano influenzare il corso delle indagini e il processo giudiziario in atto.