“Quel DNA anche anni fa..” nuovi dettagli su Garlasco, una scoperta che cambia il corso dell’indagine
Nuove rivelazioni sul delitto di Garlasco riaccendono l'attenzione, con un Dna fantasma emergente dagli atti del 2007, sollevando interrogativi sulla gestione delle prove da parte delle autorità.
Il delitto di Garlasco continua a destare interesse e preoccupazione a distanza di diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi. Nuove rivelazioni emergono, alimentando il dibattito sull’andamento delle indagini e sull’identità dell’assassino. La questione del Dna fantasma, un profilo genetico mai ufficialmente registrato, è al centro dell’attenzione, grazie ai recenti sviluppi portati alla luce dalla giornalista Rita Cavallaro.

Cavallaro, che ha seguito il caso per un lungo periodo, ha pubblicato un articolo su L’identità, in cui evidenzia la presenza di un Dna mai menzionato negli atti ufficiali, ma già discusso nei primi giorni dopo il delitto. Questo profilo, secondo la giornalista, sarebbe stato estratto dal sudore rinvenuto su impronte insanguinate lasciate sul pigiama della vittima, un dettaglio che riemerge dopo anni e che potrebbe influenzare la lettura dell’intero caso.
In un contesto di rinnovata indagine, l’attenzione si concentra su un possibile codice genetico isolato dalle tracce lasciate dall’aggressore. Testate giornalistiche, come Il Giornale, avevano già accennato a queste informazioni nel 2007, descrivendo come il sudore del killer fosse stato recuperato e analizzato. Tuttavia, l’esistenza di questo Dna rimane avvolta nel mistero, poiché non è mai stato ufficialmente confermato o utilizzato per attribuire responsabilità a un sospettato.
Il silenzio che ha seguito questi eventi ha suscitato interrogativi su come mai un’informazione così cruciale sia scomparsa dagli atti. Cavallaro sottolinea che la nuova inchiesta ha messo in luce dettagli inquietanti, come il fatto che l’impronta palmare del presunto assassino sia sopravvissuta al tentativo di spostamento del corpo. Questo elemento, attribuito a un sospettato specifico, Andrea Sempio, era considerato un indizio fondamentale nel 2007, ma ad oggi non appare più nei documenti ufficiali.
Il mistero del Dna e le impronte palmari
Il caso di Garlasco ha visto l’emergere di numerosi dettagli nel corso degli anni, ma quello del Dna fantasma resta uno dei più intriganti. Secondo le informazioni disponibili, il sudore isolato dall’impronta palmare 33 era considerato una prova inconfutabile della presenza dell’assassino sulla scena del crimine. Tuttavia, nonostante l’importanza di questo indizio, non è mai stato documentato nella relazione del Ris, né è stato ufficialmente registrato il Dna estratto.
Rita Cavallaro riporta che esiste una fotografia risalente al 2014, conservata dal sostituto procuratore generale di Milano, Laura Barbaini, che conferma l’esistenza dell’impronta palmare. Questa evidenza, tuttavia, non è stata utilizzata nel processo e rimane avvolta nel mistero. L’assenza di documentazione riguardante il Dna estratto dal sudore solleva interrogativi su come sia possibile che tali informazioni siano circolate tra i giornalisti dell’epoca senza mai trovare conferma ufficiale.
Cavallaro si interroga su come mai le scoperte dei Ris non siano state presentate in sede giudiziaria. La mancanza di chiarezza su questo punto alimenta il sospetto che ci possano essere state omissioni o malintesi nel corso delle indagini. La questione del Dna fantasma e delle impronte palmari riporta in primo piano la complessità di un caso che ha già visto diversi colpi di scena e che potrebbe riservare ulteriori sorprese.
In un contesto in cui ogni nuovo dettaglio ha il potenziale di alterare la comprensione di uno dei casi giudiziari più discussi degli ultimi vent’anni, il mistero del delitto di Garlasco continua a tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica. Con l’emergere di nuove informazioni, la vicenda di Chiara Poggi rimane un tema di grande rilevanza, suscettibile di ulteriori sviluppi e rivelazioni.