Condannato l’uomo che ha seviziato e ucciso Pilù: massimo della pena per lui
Ecco la terribile storia di Pilù
Massimo della pena, fino a 18 mesi di reclusione: condannato l’uomo che ha seviziato e ucciso Pilù, un povero cane che ha subito le pene dell’inferno per colpa di questa persona priva di scrupoli. La sentenza, che riguarda una storia che risale al maggio del 2015, è stata resa nota dai giudici del Tribunale di Pistoia.
Questa storia risale a maggio 2015. A Pescia, in provincia di Pistoia, in Toscana, Gaetano Foco, un uomo di 30 anni, ha seviziato brutalmente il cane dell’ex fidanzata, causandole la morte.
La ragazza ha però denunciato solo l’anno seguente, nell’ottobre del 2016, quando Gaetano Foco ha pubblicato un video in cui spiegava come il cane fosse morto all’improvviso. L’ex rientrando in casa l’aveva trovato in fin di vita.
Ora l’uomo è stato condannato al massimo della pena, 18 mesi di reclusione per sevizie e maltrattamenti sul cane che ne hanno causato la morte, con sospensione condizionale della pena.
Inoltre dovrà pagare il risarcimento alla proprietaria, da liquidarsi in sede civile. E dovrà occuparsi anche delle spese processuali, come stabilito dai giudici del Tribunale di Pistoia che si sono occupati del caso del piccolo Pinscher.
Condannato l’uomo che ha seviziato e ucciso Pilù: era il cane dell’ex fidanzata
Massimo Comparotto, presidente Oipa, accoglie con favore la sentenza, ma si potrebbe fare di più. E le associazioni animaliste stanno lavorando per questo.
È sempre più urgente una riforma del Codice penale che introduca un inasprimento delle pene per chi maltratta e uccide animali. Gli animali devono essere considerati esseri viventi suscettibili di tutela diretta e non più indiretta solo perché oggetto del sentimento di pietà nutrito dagli esseri umani verso di loro. Purtroppo ancora non hanno una copertura legislativa diretta non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Tra l’altro, studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette.