L’assassino del cane Lillo è stato condannato a due anni e mezzo di carcere
Ti ricordi la storia di Lillo?
La giustizia ha fatto finalmente il suo corso e l’assassino del cane Lillo è stato condannato. Dovrà scontare due anni e mezzo di carcere per aver ucciso questa povera anima innocente, la cui storia aveva fatto il giro del nostro paese e aveva commosso tutti quanti. Ora Lillo riposa in pace sul ponte dell’arcobaleno.
Forse ricorderai la storia di Lillo, il cane ucciso nel 2020 a Gioiosa Marina, in provincia di Reggio Calabria, in Calabria. I fatti risalgono a marzo di due anni fa. Lillo aveva una famiglia amorevole e una casa, ma spesso usciva da solo dal cancello per fare un giro nel piccolo paese.
Quel giorno, però, ha incontrato in strada il suo assassino. Un uomo lo ha barbaramente ucciso e lo ha gettato in un burrone. Le forze dell’ordine hanno velocemente intercettato l’assassino, mentre la proprietaria, non vedendo tornare Lillo, pensava fosse dai vicini.
Spesso Lillo, infatti, veniva ospitato dai vicini di casa per la notte, ma il giorno dopo tornava sempre a casa. Non vedendolo, la donna ha iniziato le ricerche, trovando in un dirupo con le zampe legate e pieno di pallini.
Gli inquirenti sono presto arrivati all’uomo che lo ha ucciso. Era già noto per atti di violenza e aveva precedenti per porto e detenzione di armi.
L’assassino del cane Lillo è stato condannato
L’uomo è stato condannato in via definitiva a 2 anni e 6 mesi di reclusione e al pagamento della multa di 7.333 euro e al risarcimento del danno in favore delle parti civili, la proprietaria e l’Oipa. Il presidente Massimo Comparotto nn è però del tutto soddisfatto:
Sono pene troppo lievi quelle per i delitti contro gli animali, lo ripetiamo da tempo. Occorre una tutela più incisiva per gli animali, che ancora non ricevono una copertura legislativa diretta non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Auspichiamo un inasprimento per le pene riguardanti il maltrattamento e l’uccisione di animali, anzitutto per l’esigenza di una loro piena tutela, ma anche perché studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette.