“Adesso è una certezza scientifica” Garlasco, svolta sull’impronta 33, non ci sono più dubbi

Nuove indagini sul delitto di Garlasco rivelano l'impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio, ma l'ex comandante del Ris conferma che non contiene sangue e il campione è andato perso.

Il caso del delitto di Garlasco ha riaperto un dibattito intenso, soprattutto dopo la recente scoperta di un elemento che potrebbe influenzare l’andamento delle indagini. Si tratta dell’impronta 33, rinvenuta sul muro delle scale adiacente al corpo di Chiara Poggi. Questa impronta è stata associata a Andrea Sempio, l’amico del fratello della vittima, attualmente indagato per concorso in omicidio, dopo otto anni dall’ultima archiviazione del caso. L’attenzione mediatica è alta, e i dettagli di questa nuova fase delle indagini sono al centro dell’interesse pubblico.

Il contesto del delitto di Garlasco

Il delitto di Garlasco risale all’agosto 2007, quando Chiara Poggi, una giovane studentessa, fu trovata senza vita nella sua abitazione. Da allora, il caso ha suscitato un ampio dibattito e diverse teorie riguardo all’identità dell’assassino. Le indagini iniziali portarono all’arresto di Alberto Stasi, il fidanzato della vittima, ma dopo due processi e varie archiviazioni, la questione è rimasta irrisolta. Negli anni, il caso ha visto l’emergere di nuove prove e testimonianze, mantenendo viva l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica. La recente scoperta dell’impronta 33 sembra riaccendere le speranze di una risoluzione definitiva.

Dettagli sull’impronta 33 e la sua rilevanza

L’impronta 33 è stata oggetto di approfondite analisi da parte degli inquirenti. Secondo le ultime informazioni, questa impronta sarebbe stata collegata a Andrea Sempio, che ha un legame diretto con la vittima tramite il fratello. Tuttavia, ci sono state dichiarazioni da esperti che mettono in discussione l’effettiva rilevanza di questa traccia. L’ex comandante del Ris, Luciano Garofano, ha affermato che nell’impronta non vi è sangue, basando la sua affermazione su accertamenti scientifici. Garofano ha anche sottolineato che l’intonaco grattato dalla traccia potrebbe non essere più presente, poiché consumato durante le indagini iniziali. Queste dichiarazioni sollevano interrogativi sulla validità delle prove e sull’interpretazione delle stesse da parte dei pm.

Nuove prove e analisi in corso

Oltre all’impronta 33, ci sono nuove prove che stanno emergendo nel corso delle indagini. Recentemente, sono stati scoperti due orecchini macchiati di sangue che non erano stati analizzati in precedenza. Secondo esperti del settore, questi orecchini potrebbero contenere il DNA dell’assassino, rappresentando così un ulteriore elemento che potrebbe chiarire la vicenda. La genetista che ha esaminato i reperti ha dichiarato che l’analisi del DNA potrebbe rivelare informazioni fondamentali per l’identificazione del colpevole. Le indagini continuano, e la comunità attende con interesse gli sviluppi futuri, sperando in una risoluzione che possa finalmente fare chiarezza su un caso che ha segnato profondamente la storia del paese.