Alberto Scagni: il perito parla di seminfermo di mente
Il perito del gip per le indagini preliminari ha definito Alberto Scagni seminfermo di mente: potrà puntare su uno sconto di pena
Il perito delle indagini preliminari ha definito Alberto Scagni seminfermo di mente. Il fratello di Alice Scagni potrà puntare su uno sconto di pena.
Quanto stabilito da Elvezio Pirfo, questo il nome del perito del giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, verrà discusso in udienza il prossimo 3 novembre.
La vicenda risale al 1 maggio 2022, quando Alberto Scagni si è recato sotto casa della sorella Alice e si è avventato contro di lei con 19 coltellate. Poco prima, aveva chiamato la famiglia, pretendeva dei soldi, come sempre, li aveva minacciati e aveva chiesto a suo padre dove fossero la sorella e il cognato. Dopo quella telefonata, i due genitori hanno allarmato le forze dell’ordine, ma nessuno è intervenuto. Non era la prima volta che chiedevano aiuto per il comportamento senza controllo di quel figlio.
Si erano rivolti anche al centro di igiene mentale, riuscendo ad ottenere un appuntamento diverso tempo dopo, fissato al 2 maggio. Il giorno successivo alla triste vicenda.
Oggi Alberto Scagni può puntare ad uno sconto di pena grazie alla perizia sul suo stato mentale. Ma è stato comunque definito in grado di affrontare un processo.
Alberto Scagni è portatore fin dalla prima età adulta di un grave disturbo di personalità di tipo antisociale, narcisistico e borderline complicato da un disturbo di poliabuso di sostanze psicoattive (alcol e cannabis). Non è affetto da schizofrenia. Al momento dell’arresto non era in condizione critica da astinenza da sostanze psicoattive da fare ipotizzare l’esistenza di una cronica intossicazione. Scagni ha una infermità mentale per cui la sua capacità di intendere e volere risultava grandemente scemata ma non del tutto esclusa. È capace di stare in giudizio.
La madre di Alberto e Alice Scagni ha subito puntato il dito contro le autorità e i servizi di igiene mentale. In più episodi, anche quando aveva tentato di dare fuoco alla casa della nonna, la famiglia aveva chiesto aiuto. Nessuno era mai davvero intervenuto.
Come se l’uomo non fosse un pericolo. Anche quel 1 maggio, non c’erano agenti disponibili per un controllo. Secondo i due genitori, se qualcuno avesse fatto qualcosa, Alice oggi sarebbe viva e il suo bambino avrebbe ancora una mamma. Invece hanno perso due figli, una non potranno più abbracciarla e l’altro si trova in prigione.