Alberto Scagni picchiato in carcere: è in coma

Alberto Scagni è stato torturato da due detenuti, il fratello di Alice è in coma nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Sanremo

Una notizia che si è diffusa nelle ultime ore. Alberto Scagni è stato picchiato brutalmente dai compagni di carcere ed è stato salvato per miracolo dalle guardie penitenziarie. Si trova ora ricoverato, intubato, nel reparto di rianimazione dell’ospedale Borea di Sanremo, in provincia di Imperia.

Genitori Alberto Scagni

Alberto Scagni sta scontando la pena (24 anni e 8 mesi) per il delitto della sorella Alice Scagni, morta a seguito di diverse coltellate lo scorso maggio.

Dalle prime notizie diffuse, sembrerebbe che due detenuti lo abbiano torturato, picchiato con calci e pugni e poi aggredito al volto con uno sgabello, procurandogli diverse fratture. È stato salvato dalle guardie carcerarie, senza il loro intervento probabilmente Alberto non ce l’avrebbe fatta. Dal racconto emerso dalla prigione, i due magrebini ubriachi avrebbero prima chiuso in bagno il suo compagno di cella, per impedirgli di intervenire, per poi accanirsi sul fratello di Alice Scagni. Nella rissa è rimasto ferito anche un agente, che ha riportato fratture alle costole.

Genitori Alberto Scagni

Scagni è stato subito portato all’ospedale di Sanremo, dove i medici hanno indotto il coma farmacologico e lo hanno ricoverato nel reparto di rianimazione. Le sue condizioni sarebbero gravi. Il legale dell’uomo è già intervenuto, facendo presente che il suo assistito avrebbe dovuto essere detenuto in una cella di isolamento e non con altri detenuti.

Il dolore dei genitori di Alberto Scagni

Due genitori che soffrono, che hanno perso due figli. Alice è morta e Alberto dovrà scontare 24 anni di carcere. Antonella Zarri, madre dei due fratelli, ha rilasciato delle dichiarazioni all’Adnkronos dopo la notizia dell’aggressione del figlio. Ecco le sue parole:

Genitori Alberto Scagni

Lo Stato ha fatto in modo che Alice morisse e finirà per restituirci anche il cadavere di Alberto. Temiamo un’altra aggressione a nostro figlio. E sappiamo che questo accontenterà la pancia di molte persone perché ormai in Italia più che giustizia ci si aspetta la vendetta. Anche se Alberto è ostaggio dello Stato, noi abbiamo ancora il coraggio di andare avanti e ribadire la verità. Lo Stato ci ha abbandonato nella figura delle istituzioni di salute mentale e delle forze di polizia, secondo noi in modo plateale. Parlo dell’omicidio di Alice. Quante telefonate e minacce di morte registrate. Quante richieste d’aiuto. E lo Stato non ha fatto in modo che Alice non morisse. Se Alberto fosse stato messo per tempo in Tso, non avrebbe avuto il delirio che lo ha portato a fare quello che ha fatto.

Antonella Zarri continua a far sentire la sua voce. I due genitori avevano più volte denunciato il comportamento del figlio, chiedendo aiuto al servizio di igiene mentale. E quella stessa sera del delitto, dopo una chiamata minacciosa, avevano allarmato le forze dell’ordine. Ma nessuno è mai intervenuto.