Arrivata la relazione dei periti sui resti trovati a Novellara: Saman Abbas è morta strozzata o strangolata
Com'è morta Saman Abbas? Secondo le analisi dei periti incaricati, effettuate sui resti della giovane, è stata strangolata o strozzata
È arrivata la relazione dei periti incaricati dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia. Le analisi effettuate sui resti rinvenuti nei pressi del casolare abbandonato a Novellara, hanno stabilito che Saman Abbas è stata strozzata o strangolata.
Cristina Cattaneo e Biagio Eugenio Leone, questi i nomi dei due periti, hanno depositato la relazione prima della prossima udienza, che si terrà venerdì 12 maggio.
La 18enne pakistana è morta per strangolamento e, secondo gli inquirenti, è stata sotterrata nella buca vicino al casolare abbandonato, poco distante dall’abitazione di famiglia, nella stessa notte del delitto. Tra il 30 aprile e il 1 maggio del 2021. Per oltre un anno e mezzo, nonostante la zona sia stata perlustrata da cima a fondo, non sono state trovate tracce di Saman Abbas.
È stato lo zio Danish, durante uno degli ultimi interrogatori, ad indicare il punto del ritrovamento alle forze dell’ordine. Considerato sin dal principio il mandate del delitto, l’uomo ha dichiarato di essere innocente. Ha raccontato di essere stato svegliato di notte dai due cugini, dopo che la nipote era già deceduta e di aver assistito alla sepoltura. Non solo, secondo Danish sarebbe stata la madre Nazia a sbarazzarsi della giovane. La donna è attualmente latitante.
Una versione che però non convince e che non ha trovato ancora conferme. Sono 5 i familiari accusati del delitto della 18enne pakistana. I due genitori Nazia e Shabbar, lo zio Danish e i due cugini.
Il fratellino di Saman Abbas è il testimone chiave del processo
Il fratellino di Saman ha testimoniato contro la famiglia, puntando il dito contro lo zio Danish. È stato lui a raccontare che l’uomo aveva convinto i suoi genitori a punire Saman, per il disonore che aveva inflitto alla famiglia. Non voleva accettare il matrimonio combinato e aveva iniziato una relazione con un ragazzo conosciuto online. Il minore si trova ora in una comunità protetta ed è il testimone chiave del processo.
I due cugini e lo zio sono detenuti in Italia, la madre è latitante e nessuno sa dove si trovi, mentre il padre si trova recluso in Pakistan, dove è fuggito con la moglie subito dopo il delitto. L’Italia ha chiesto l’estradizione, ma la decisione del suo paese non è ancora arrivata.
Il dito dell’accusa è puntato soprattutto sulla madre Nazia, perché sarebbe stata lei ad attirare la figlia a casa. I messaggi proverebbero che la donna aveva promesso a Saman che avrebbe convinto il padre a lasciarla libera e a restituirle i documenti. Ma invece era solo una trappola.