Cardito: parla la sorellina di Giuseppe

Cardito, bimbo ucciso dal patrigno. E' la sorellina a parlare: "io sotto l'acqua, giuseppe al muro"

Tutti ormai sono a conoscenza dell’omicidio del piccolo Giuseppe, il bambino di 7 anni, ucciso a Cardito, da Tony, il compagno di sua madre. L’uomo lo ha picchiato, fino al suo ultimo respiro ed ha mandato in ospedale Noemi, la sorellina. La piccola è ancora ricoverata in ospedale, con lesioni gravissime. Tony l’ha picchiata con il bastone della scopa.

La loro mamma, Valentina era presente nel momento dell’aggressione ed ha dichiarato di non essere riuscita a fermare il suo compagno: “sembrava posseduto”. I due sono attualmente in carcere con l’accusa dell’omicidio di Giuseppe e del tentato omicidio di Noemi. La cosa che più sta facendo parlare, è il fatto che le forze dell’ordine hanno scoperto che le maestre dei bambini sapevano tutto. Più volte i fratellini avevano raccontato loro di come il patrigno li picchiava. La Procura ha intercettato delle chiamate, in cui si raccontavano i vari episodi, di quando i due bambini andavano a scuola con lividi e ferite, parlando di una “morte annunciata”. Non hanno mai pensato di chiamare i servizi sociali o i Carabinieri. Pochi giorni fa, la piccola Noemi ha voluto raccontare la sua versione, di quell’orribile giorno: “è stato papà Tony. Ci ha picchiato con il bastone della scopa, senza scopa. Ha colpito Giuseppe, dietro la schiena e a me dietro l’orecchio. Mi ha fatto tanto male. Ha preso Giuseppe in braccio e lo ha tirato contro il muro. Poi gli ha sbattuto la testa contro il muro. Poi è venuto da me, mi ha portato in bagno e mi ha messo la testa sotto l’acqua. 

Molto spesso ci ha messo anche la testa nel water e quando Giuseppe se la faceva sotto, lo costringeva a tenersi le mutande sporche in bocca. 

Diceva che avevamo rotto il letto, invece era stato lui, con un calcio. 

Continuavo a guardare Giuseppe, gli usciva tanto sangue. Ho pensato che morisse. Lui ci picchiava sempre. 

Tante volte l’ho raccontato alle maestre, Camilla e Anna, ma loro non chiamavano mai i Carabinieri”.