“Chi lo ha aiutato” Andrea Cavallari evaso in Spagna, la scoperta choc nella sua valigia

Andrea Cavallari, condannato per la strage di Corinaldo, è stato catturato in Spagna dopo una fuga di due settimane, ora attende l'estradizione in Italia per completare il processo.

La fuga di Andrea Cavallari, un giovane condannato per la strage di Corinaldo, ha suscitato un forte interesse mediatico e una serie di interrogativi sulle procedure di detenzione e di concessione di permessi ai detenuti. Cavallari, 26 anni, è stato arrestato giovedì 17 luglio 2025 in un hotel a Lloret del Mar, sulla costa catalana, dopo una breve evasione dal carcere. Il suo caso è emblematico di come le autorità italiane e spagnole collaborino per affrontare la criminalità e garantire la giustizia. La cattura del latitante segna una tappa importante nella sua vicenda giudiziaria e nella lotta contro la fuga dei detenuti.

Dettagli sull’arresto di Andrea Cavallari

Andrea Cavallari è stato arrestato nel centro penitenziario di Brians, situato alle porte di Barcellona, dopo essere evaso dal carcere italiano di Bologna, dove era detenuto. Il magistrato del tribunale centrale n. 3 dell’Audiencia Nacional di Madrid ha disposto il suo trasferimento il giorno successivo all’arresto, in seguito all’udienza di convalida. Cavallari, assistito da un difensore d’ufficio, si trova attualmente in custodia cautelare mentre si attende l’iter di estradizione verso l’Italia. La sua fuga era avvenuta in un periodo di permesso per motivi di studio, il che ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e sull’affidabilità delle procedure di concessione di tali permessi.

Le autorità spagnole, in collaborazione con i carabinieri del Nucleo investigativo centrale, hanno condotto ricerche approfondite che hanno portato all’arresto di Cavallari dopo due settimane di indagini. Gli agenti del Nucleo Fugitivos della polizia catalana hanno monitorato i movimenti sospetti del giovane, che era già noto per la sua coinvolgimento nella tragica notte della discoteca Lanterna Azzurra a Corinaldo, dove sei persone persero la vita. La fuga di Cavallari ha destato preoccupazione non solo tra le forze dell’ordine, ma anche tra il pubblico, portando a un’analisi più attenta delle politiche di gestione dei detenuti in Italia.

Evaso della strage di Corinaldo, chi ha aiutato Andrea Cavallari

Durante le indagini, è emerso che Cavallari avrebbe utilizzato un vero e proprio “kit del fuggiasco” per facilitare la sua evasione. Al momento dell’arresto, gli agenti hanno trovato in suo possesso documenti contraffatti, una carta di credito intestata a una donna e almeno 800 euro in banconote false, tutti elementi che avrebbero reso possibile il viaggio dall’Italia alla Spagna senza attirare l’attenzione delle autorità. Questo kit ha suscitato preoccupazioni riguardo alla rete di fiancheggiatori che potrebbe aver assistito Cavallari durante la sua fuga.

Le indagini si stanno concentrando sui contatti che il 26enne avrebbe potuto avere mentre era detenuto, suggerendo che l’evasione potrebbe essere stata pianificata con largo anticipo. Gli inquirenti stanno esaminando la possibilità che alcuni dei fiancheggiatori siano stati in grado di stabilire legami con Cavallari durante la sua detenzione al carcere della Dozza. La questione della preparazione e dell’organizzazione dell’evasione è di grande interesse per le autorità, che cercano di comprendere come sia stato possibile per un detenuto condannato per un reato così grave riuscire a pianificare e attuare una fuga così audace.

Andrea Cavallari, il cui nome è associato a uno dei più gravi eventi di violenza in Italia, continua a restare sotto sorveglianza in Spagna mentre il sistema giudiziario valuta le tempistiche per la sua estradizione. La sua fuga ha riacceso il dibattito sulla gestione dei permessi di studio concessi ai detenuti, sollevando interrogativi su come tali misure possano essere migliorate per prevenire future evasioni. Mentre l’Italia attende il ritorno di Cavallari, la situazione rimane sotto scrutinio e le autorità stanno lavorando per garantire che la giustizia venga rispettata.