Christian Salaroli, del Papa Giovanni XXIII di Bergamo: “è come in guerra, dobbiamo scegliere chi curare. Dovete stare a casa”
"È come in guerra. Dobbiamo scegliere chi può farcela e chi no. Dovete stare a casa", le parole di un medico del Papa Giovanni XXIII di Bergamo
L’intervista è stata fatta ad un anestesista rianimatore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dalla testata giornalistica Il corriere della sera.it. Christian Salaroli ha sottolineato quanto la situazione sia diventata grave: “è come in guerra, si decide per età, si è giunti al punto in cui i medici sono costretti a valutare chi salvare, chi meglio risponde alle cure”.
Il medico ha spiegato che purtroppo non riescono a dare la giusta assistenza a tutti i malati, non ci sono posti letto in terapia intensiva e c’è una stanza del Pronto Soccorso, dove possono entrare soltanto pazienti con il Coronavirus, dove il team ospedaliero valuta il quadro generale di ogni paziente.
Quando ci si trova davanti ad una persona oltre gli 80 anni, che non riesce a respirare da sola e con insufficienza di diversi organi, si è consapevoli del fatto che morirà al 100%.
Christian Salaroli, come ogni altro medico italiano, si è rivolto agli abitanti, chiedendo di stare a casa, perché l’unico modo per fermare il virus, è limitare la sua marcia:
“State a casa, vedo troppa gente per strada. La cosa migliore è non andare in giro. Voi non immaginate cosa succede qui dentro”.
Il rianimatore anestesista ha spiegato che tutte le persone che muoiono per il Coronavirus, sono solitamente già affette da altre patologie e questa grave malattia va ad incidere sul loro complesso quadro clinico, togliendo ogni forza al malato, che non riesce più a sopportare la sua situazione e si lascia andare. È il Coronavirus che va a causare la morte.
“Mi dico che è come per la chirurgia di guerra, si cerca di salvare la pelle a chi ce la può fare”.
L’ultimo aggiornamento sulla situazione italiana, è stato pubblicato ieri alle ore 18 sul sito ufficiale della protezione: 6367 casi positivi, 2180 in isolamento domiciliare, 3557 ricoverati con sintomi e 650 ricoverati in terapia intensiva. 366 morti e 262 persone guarite.