Coronavirus, i detenuti lanciano un appello al Papa e alle forze politiche: “non dimenticateci”

Il coronavirus sta raggiungendo ogni parte d'Italia, per questo i detenuti, lanciano un appello al Papa e alle forze politiche: "non dimenticateci"

La piaga sociale del coronavirus sta raggiungendo in tempi record ogni parte dell’Italia. Ad essere preoccupati per questa situazione sono anche i detenuti. Per questo motivo, decidono di mandare un appello al Papa e alle forze politiche al potere: “Non dimenticateci”.

Nelle ultime ore la preoccupazione a causa del virus covid-19, che ha ormai colpito tutt’Italia, inizia ad aumentare notevolmente. Tra coloro che si preoccupano maggiormente abbiamo i detenuti, soprattutto a causa dei problemi di sovraffollamento dei carceri italiani. Così, con una lunga lettera, i detenuti del carcere di reclusione Due Palazzi di Padova spiegano quali sono le loro preoccupazioni e le loro richieste.

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Così scrivono: “Anche noi tra gli ‘ultimi’ della società siamo angosciati per i nostri cari che sono al di fuori di queste mura, come loro lo sono per noi.” 

Poi ancora: “Qualcuno potrebbe dire che il carcere ce lo siamo meritato. Per la stragrande maggioranza è vero, ma ci siamo meritati una pena non una tortura. Ci dovrebbe essere tolta la libertà, non la dignità, il diritto alla salute, il diritto a vivere. Le restrizioni imposte le rispettiamo ma non le condividiamo del tutto”.

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Poi continuano dichiarando il loro pensiero riguardo le norme anti contagio attuate:

“Ecco perché serviva da subito, ma non è mai troppo tardi, un’attenzione più umana tanto nei confronti di noi 61.000 detenuti e delle nostre famiglie, quanto per le circa 45.000 persone, e relative famiglie, impegnate nella gestione delle 189 carceri. Una più larga, completa, umana e professionale misura sarebbe stata certamente più efficace ma soprattutto compresa e ben accetta. Inutile ricordare che le condizioni carcerarie, il sovraffollamento e tutto ciò che ne concerne non permettono di rispettare anche le regole più basilari che ci vengono indicate dai mezzi di informazione a tutte le ore”.

Un’altra preoccupazione risiede nella circolare che il capo del personale della Polizia Penitenziaria ha emesso a riguardo della circolazione di agenti che sono stati a contatto con un contagiato.

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Si chiede, in questa circolare, di continuare il servizio, nonostante il contatto avuto, in quanto sono operatori pubblici essenziali e per “garantire nell’ambito del contesto emergenziale, l’operatività delle attività degli istituti penitenziari” e quindi di “salvaguardare l’ordine e la sicurezza pubblica collettiva“.