Coronavirus in gravidanza. Parla un medico della terapia intensiva neonatale, Michele Usuelli

CORONAVIRUS: donne in gravidanza e allattamento. Quali sono i pericoli per madre e figlio. Sull'argomento è intervenuto il medico della terapia intensiva neonatale di Milano, Michele Usuelli

L’emergenza sanitaria del coronavirus, ha terrorizzato l’intero paese. Leggere ogni giorno i numeri che aumentano, i numeri dei nuovi contagiati e dei morti, è devastante. L’argomento affrontato oggi, riguarda la domanda che molte donne in dolce attesa si stanno ponendo. In caso di positività, cosa comporterebbe nel bambino?

Riguardo l’argomento è intervenuto Michele Usuelli, un medico della terapia intensiva neonatale della struttura sanitaria Mangiagalli di Milano. È stato intervistato dal programma web agenda podcast ed ha spiegato:

“Non c’è alcun pericolo per le donne affette dal Covid-10, che devono dare alla luce un bambino”

Il medico ha spiegato che fino adesso non è risultato alcun episodio di contagio durante il parto tra mamma e figlio.

Al contrario, ci sono stati due casi positivi, il primo riguarda la moglie del paziente 1, il trentottenne finito per primo in terapia intensiva in gravi condizioni. La donna, risultata positiva al coronavirus, adesso sta bene, così come sta bene il bimbo che ha in grembo.

Un’altra notizia è stata diffusa poche ore fa e riguarda una madre che all’ospedale di Bolzano, nonostante la sua positività al coronavirus, ha dato alla luce, con un parto cesareo, il suo bambino, nato in ottime condizioni di salute.

La mamma era arrivata in ospedale con la febbre e dopo essere stata sottoposta al tampone, risultato positivo, è stata portata in sala operatoria per un cesareo d’urgenza. Il bambino è stato poi sottoposto al tampone, risultato negativo. Entrambi adesso stanno bene, il piccolo è ricoverato nel reparto di neonatologia, mentre la neomamma è tenuta ancora in isolamento.

“I dati sull’argomento sono evidentemente pochi, perché questa è un’epidemia nuova, ma iniziano ad essere pubblicati. La casistica è ovviamente molto ridotta ma è quella significativa che abbiamo. New England  ha fatto uno studio su 3 donne affette. Tutte e tre hanno preso l’infezione nel terzo trimestre di gravidanza e quindi molto vicino al parto. Come si fa per altre infezioni, come l’HIV, per principio di prudenza, il parto è stato eseguito per taglio cesareo.

I tamponi dei neonati, sono stati tutti negativi. Ad oggi noi non abbiamo evidenza di trasmissione in utero dell’infezione, da madre a neonato. Sull’allattamento le opinioni non sono univoche. Alcuni esperti raccomandano l’allattamento al seno, altri raccomandano la tecnica del cuo feeding, cioè della spremitura del latte dal seno, nel bicchierino, facendo bere il bambino per deglutizione.

Questo è quello che noi oggi sappiamo. Pertanto una donna che oggi avesse sintomi ed è incinta, febbre o tosse o raffreddore, deve segnalarlo al suo medico di medicina generale o al suo ginecologo. In Lombardia, le donne positive e coloro che durante la gravidanza o il parto, sviluppano sintomatologia, hanno dei luoghi separati dove stare e il personale è addestrato a vestirsi e svestirsi e quindi entrare in contatto con le mamme e con i neonati, senza infettarsi”.