Coronavirus, le scuole riapriranno?

Le scuole non riapriranno, nessuno sarà bocciato e la maturità sarà digitale

In questi giorni la domanda più grande e più ricorrente è: quando potremo finalmente tornare alla normalità? Una cosa è sicura, la scuola non è nella lista delle attività che riapriranno dopo Pasqua. Non ci saranno le condizioni per riaprire le aule entro il 18 maggio. E allora cosa succederà ai nostri ragazzi? L’esame di maturità sarà ridotto ad una prova svolta in modalità remota.

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I crediti formativi saranno recuperati con un corso suppletivo durante il prossimo anno scolastico e addirittura l’esame di terza media non sarà svolto affatto. Sostanzialmente non ci saranno bocciati o rimandati. Il Ministero dell’Istruzione, ha messo appunto un provvedimento su esami di stato e valutazione dell’anno in corso, che sarà approvato dal Consiglio dei Ministri già nella giornata di oggi probabilmente. Gli esperti sono stati molto chiari sul punto, riaprire le scuole è troppo pericoloso.

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Ecco il loro parere: “Troppo pericoloso, le scuole sono formidabili centri di aggregazione e sia i bambini che i ragazzi da asintomatici fanno da volano al virus.”. Ovviamente nessuna intenzione di accelerare i tempi, con rischio di mettere a repentaglio la vita dei nostri giovani. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute e Roberto Speranza, hanno dichiarato: “Potremmo pensare di allentare un po’ la presa quando l’indice di contagiosità, il famoso R0, sarà sceso sotto uno, ma oggi la curva epidemica non sembra ancora scendere.”.

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Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha dichiarato anche: “Va bene avviare gradualmente una ripresa, ma solo con il via libera del Comitato di esperti. Non possiamo assumerci la responsabilità di una decisione che ci potrebbe riportare al punto di partenza.“. Beatrice Lorenzin, del Partito Democratico, ha lanciato un’idea: “Vanno bene le riaperture se ce lo dicono gli esperti, ma parallelamente dobbiamo costituire una squadra di pompieri pronti a spegnere qualsiasi nuovo focolaio.

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Per questo dobbiamo rinforzare gli uffici di igiene delle Asl e affidare la strategia di riapertura delle attività ad una Agenzia per la lotta alle epidemie che sia composta da esperti ed esponenti di tutte le Regioni.”. Nel frattempo gli esperti del CTS hanno elaborato una strategia per i test sierologici, che dovrebbero darci un quadro chiaro dell’espansione del contagio, rilevando anche il numero dei contagiati asintomatici, cosiddetti silenti. Questi soggetti dovrebbero aver sviluppato gli anticorpi necessari a combattere la malattia. I testi interesseranno solo alcune decine di migliaia di persone, un numero non sufficiente a riavviare l’economia del paese.

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Walter Ricciardi ci spiega: “Però le aziende potranno decidere autonomamente di eseguirli tra i propri dipendenti per individuare quelli che, immunizzati, possono tornare al lavoro“. In ogni caso l’industria deve ripartire. Ma la riapertura deve essere rimodulata, per garantire il distanziamento e la sanificazione, così come pattuito nel decalogo firmato dai sindacati prima della chiusura totale. È probabile che riparti non indispensabili saranno chiusi e che, dove possibile, si ricorre allo Smart working. La speranza è di poter ampliare la produzione dal 20/30% al 50/60%.