Coronavirus, l’infettivologo Galli: “Ecco perché tanti casi”

"L’epidemia di coronavirus è partita da un ospedale. Ecco perché tanti casi", parla l'infettivologo Massimo Galli, ordinario di Malattie Infettive.

L’epidemia di coronavirus è partita da un ospedale. Ecco perché tanti casi“, parla l’infettivologo Massimo Galli, ordinario di Malattie Infettive dell’Università degli studi di Milano e primario del reparto di Malattie infettive III dell’Ospedale Sacco di Milano.

In molti si chiedono perché proprio nel nostro paese ci sono così tanti casi di Covid-2019.

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L’infettivologo Massimo Galli ha voluto dare una risposta a questa domanda Ecco le sue parole:

Non è affatto detto che in altri Paesi non possa capitare la stessa cosa. Da noi si è verificata la situazione più sfortunata possibile, cioè l’innescarsi di un’epidemia nel contesto di un ospedale, come accadde per la Mers a Seul nel 2015. Purtroppo, in questi casi, un ospedale si può trasformare in uno spaventoso amplificatore del contagio se la malattia viene portata da un paziente per il quale non appare un rischio correlato: il contatto con altri pazienti con la medesima patologia oppure la provenienza da un Paese significativamente interessato dall’infezione. Chi è andato all’ospedale di Codogno non era stato in Cina e, fra l’altro, la persona proveniente da Shanghai che a posteriori si era ipotizzato potesse averla contagiata è stato appurato non aver contratto l’infezione. Non sappiamo quindi ancora chi ha portato nell’area di Codogno il coronavirus, però il primo caso clinicamente impegnativo di Covid-19 è stato trattato senza le precauzioni del caso perché interpretato come altra patologia”.

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L’infettivologo Massimo Galli ha spiegato che Bisogna capire bene come si è diffusa l’infezione e come si diffonderà nel tempo Inoltre si sta verificando se la trasmissione sia iniziata davvero in un bar o in un altro luogo.

Quello che si può dire di sicuro è che queste infezioni sono veicolate più facilmente nei locali chiusi e per contatti relativamente ravvicinati, sotto i due metri di distanza“.

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Infine Massimo Galli ha spiegato come il coronavirus possa essere entrato in Italia:

È verosimile che qualcuno, arrivato in una fase ancora di incubazione, abbia sviluppato l’infezione quando era già nel nostro Paese con un quadro clinico senza sintomi o con sintomi molto lievi, che gli hanno consentito di condurre la sua vita più o meno normalmente e ha così potuto infettare del tutto inconsapevolmente una serie di persone. Se l’avessimo fermato alla frontiera avremmo anche potuto non renderci conto della sua situazione. D’altro canto in Francia un cittadino britannico proveniente da Singapore ha infettato diverse persone pur arrivando da una zona non considerata ad alto rischio».
Perché tutti questi casi proprio in Lombardia e in Veneto e non altrove?
«Probabilmente perché Lombardia e Veneto sono le regioni in cui sono più intensi gli scambi con la Cina per ragioni economiche e commerciale, e in cui c’è inoltre un’importante presenza di cittadini cinesi. Non è detto che il primo a portare il virus in Italia sia stato un cinese, potrebbe essere stato anche un uomo d’affari italiano di ritorno da quel Paese”.

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