Coronavirus, Maria Rita Gismondo: “Non bisogna creare panico”

Coronavirus, le parole di Maria Rita Gismondo: "Non abbiamo ancora un vaccino e il nostro obiettivo è limitare nuove infezioni ma non bisogna creare panico"

La direttrice del laboratorio Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, ha voluto rassicurare tutti i cittadini sul coronavirus e dare un consiglio a tutti, ovvero quello di non creare panico e allarmismo.

Maria Rita Gismondo è Direttrice responsabile del laboratorio di Microbiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano.

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L’esperta ha voluto rassicurare tutti spiegando che ogni anno in Italia per causa indiretta dell’influenza, muoiono 2000-3000 persone. “Ora stiamo parlando di persone finali oncologiche o già in pericolo di vita per le loro patologie pregresse”, ha affermato l’esperta.

“Malati da Coronavirus ne abbiamo pochissimi, sono metà delle dita di una mano. Altri pazienti immunodepressi avrebbero complicanza anche da influenza. Ma ogni anno per causa indiretta da influenza ci sono 2 o 3mila vittime. Ora stiamo parlando di persone finali oncologiche o già in pericolo di vita per le loro patologie pregresse”.

La direttrice responsabile di Microbiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze del laboratorio lavora nell’Ospedale Sacco di Milano dove da giorni vengono analizzati i campioni di possibili casi del nuovo coronavirus.

Quello che ha voluto spiegare è che bisogna dare un messaggio corretto a tutti: “Non abbiamo ancora un vaccino e il nostro obiettivo è limitare nuove infezioni ma attenzione a non creare panico”.

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Poi ha spiegato che se in Italia ci sono molti più casi rispetto agli altri Paesi europei come la Francia e la Germania, perché nel nostro Paese sono stati fatti molti più tamponi su chi aveva dei sintomi o aveva avuto contatti con persone positive: “Il panico nella nazione non è colpa della politica sanitaria ma è un problema che si è generato prima. Avremmo dovuto spiegare cosa sarebbe arrivato. Il virus sta circolando, oggi fare uno screening a tappeto con tamponi significherebbe trovare migliaia di positivi”.