Coronavirus, morti altri 3 medici a Bergamo
A Bergamo sono morti altri tre medici per il coronavirus. Salgono a 36 le vittime tra i camici bianchi. La Fnomceo nella serata di ieri ha diffuso la notizia.
A Bergamo sono morti altri tre medici per il coronavirus. Salgono a 36 le vittime tra i camici bianchi. La Federazione Nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) nella serata di ieri ha diffuso la notizia.
Purtroppo aumenta anche il numero dei sanitari risultati positivi al Covid-19, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore della Sanità, attualmente sono 6205 i casi di positività, più del 9% dei casi totali.
Nell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, 13 medici hanno inviato una lettera pubblicata sul ‘New England Journal of Medicine Catalyst Innovations in Care Delivery‘, dal titolo ‘nell’epicentro di Covid-19‘, in cui hanno spiegato la situazione attuale:
“A Bergamo l’epidemia è fuori controllo. Il nostro ospedale è altamente contaminato e siamo già oltre il punto del collasso: 300 letti su 900 sono occupati da malati di Covid-19. Più del 70% dei posti in terapia intensiva sono riservati ai malati gravi di Covid-19 che abbiano una ragionevole speranza di sopravvivere“.
Nella lettera si legge ancora:
“Lavoriamo all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, struttura all’avanguardia con 48 posti di terapia intensiva. Nonostante Bergamo sia una città relativamente piccola, è l’epicentro dell’epidemia, più di Milano“.
“La situazione è così grave – sottolineano – che siamo costretti a operare al di sotto dei nostri standard di cura. I tempi di attesa per un posto in terapia intensiva durano ore. I pazienti più anziani non vengono rianimati e muoiono in solitudine senza neanche il conforto di appropriate cure palliative. Siamo in quarantena dal 10 marzo”.
“Stiamo imparando che gli ospedali possono essere i principali veicoli di trasmissione del Covid-19 – proseguono i 13 medici del Papa Giovanni XXIII nella lettera denuncia – poiché si riempiono in maniera sempre più veloce di malati infetti che contagiano i pazienti non infetti. Lo stesso sistema sanitario regionale contribuisce alla diffusione del contagio, poiché le ambulanze e il personale sanitario diventano rapidamente dei vettori. I sanitari sono portatori asintomatici della malattia o ammalati senza alcuna sorveglianza. Alcuni rischiano di morire, compresi i più giovani, aumentando ulteriormente le difficoltà e lo stress di quelli in prima linea”.
La lettera è firmata da Mirco Nacoti, Andrea Ciocca, Angelo Giupponi, Pietro Brambillasca, Federico Lussana, Michele Pisano, Giuseppe Bonacina, Francesco Fazzi, Richard Naspro, Luca Longhi, Maurizio Cereda e Carlo Montaguti. Tutti medici in prima linea nella lotta al coronavirus.