Davide Paitoni: come è arrivato alla decisione di togliersi la vita
La psicoterapeuta Debora Gatto, a Fanpage.it ha spiegato quali potrebbero essere stati i motivi che hanno portato Davide Paitoni ad uccidersi
Nella mattinata di ieri, martedì 12 luglio, il personale carcerario di San Vittore a Milano a rinvenuto all’interno di una cella il cadavere di Davide Paitoni, l’uomo di Morazzone che era rinchiuso dallo scorso primo gennaio per l’omicidio di suo figlio Daniele. In molti si chiedono come mai abbia deciso di compiere questo gesto estremo.
Era rinchiuso in carcere dal primo gennaio di quest’anno Davide Paitoni. Nel pomeriggio di capodanno, infatti, il 40enne di Morazzone, in provincia di Varese, aveva deciso di porre fine alla vita di suo figlio, il piccolo Daniele, che aveva solo 7 anni.
Voleva farla pagare alla sua ex moglie, dalla quale si era separato e che aveva intenzione di uccidere a sua volta.
La donna però era riuscita a divincolarsi ed a cavarsela con delle ferite superficiali che non l’hanno messa in pericolo di vita.
L’arresto di Davide Paitoni è arrivato poche ore più tardi, a pochi chilometri di distanza, mentre tentava invano di fuggire.
Dal carcere di Varese è stato poi trasferito a quello di San Vittore a Milano, dove si trovava fino a ieri, quando ha deciso di farla finita e togliersi la vita.
Come ha raccontato a Fanpage.it Francesco Maisto, garante dei detenuti del Comune di Milano, il 40enne si è messo un cerotto nel naso, provocandosi così un soffocamento.
Cosa ha spinto Davide Paitoni a Togliersi la vita?
In molti si sono chiesti come mai Davide Paitoni abbia deciso di togliersi la vita.
Il giorno prima dell’estremo gesto, Paitoni aveva visto respinta la sua richiesta di perizia psichiatrica e in più, oggi, quindi il giorno dopo del suicidio, avrebbe dovuto affrontare il rito abbreviato per un altro reato da lui commesso.
Prima del delitto di suo figlio Daniele, Davide aveva infatti tentato di uccidere anche un suo ex collega.
A tutto questo, però potrebbe nascondersi anche un ulteriore movente. A spiegarlo, ai giornalisti di Fanpage.it, ci ha pensato la psicoterapeuta Debora Gatto. Ecco le sue parole:
Secondo il mio parere, l’esperienza carceraria, influenza profondamente lo stato psicologico dell’individuo e ci porta inevitabilmente a riflettere su noi stessi.
La dottoressa ha spiegato che le innumerevoli ore trascorse all’interno di una cella, solo con i mille pensieri, potrebbero averlo spinto a fare i conti con se se stesso e con la sua coscienza. Situazione che si è ritrovato, inoltre, ad affrontare in un ambiente ostile e poco avvezzo come è un carcere.