Delitto di Cogne, Annamaria Franzoni rischia di perdere la villetta di Montroz

Delitto di Cogne, il nome di Annamaria Franzoni è tornato sui giornali. Questa volta a citarla è stato il suo stesso avvocato difensore. Ecco cosa vuole legale da lei.

Il suo nome non sarà mai dimenticato, è stato per anni al centro della cronaca italiana. Annamaria Franzoni è stata condannata per l’omicidio di suo figlio, Samuele Lorenzi. La donna era stata condannata a sedici anni di reclusione, diventati tredici per via dell’indulto. In questi ultimi giorni, il nome della Franzoni è tornato sui giornali italiani, ma il motivo non riguarda l’omicidio.

Durante tutto il processo, Annamaria Franzoni è stata difesa dall’avvocato Carlo Taormina, ma sembrerebbe che il legale non sia stato pagato e che avanzi dalla sua cliente circa 275 mila euro.

L’avvocato ha richiesto il pignoramento della villa di Montroz della Franzoni, luogo in cui è stato ucciso il piccolo Samuele.

Lo scorso 22 ottobre, la notifica del pignoramento è arrivata alla Franzoni, che adesso non vive nella villetta, ma a Bologna, dove ha scontato anche gli ultimi anni di domiciliari.

Annamaria non ha intenzione di farsi togliere la casa di famiglia ed ha scelto in sua difesa gli avvocati Maria Rindinella e Lorenza Parenti. Le due legali hanno contestato il provvedimento, dichiarando che quella casa non è pignorabile poiché si trova all’interno di un fondo patrimoniale, che la Franzoni e suo marito hanno costruito insieme 10 anni fa.

La sentenza per il pignoramento è stata fissata per il prossimo 11 dicembre. Annamaria Franzoni dovrà tornare in tribunale e battere le accuse di non aver pagato il suo avvocato per le spese legali per l’omicidio di suo figlio Samuele Lorenzi.

Dal delitto di Cogne, la Franzoni è tornata alla villetta di Montroz una sola porta, dopo aver scontato tutta la pena. Prima aveva il divieto di tornare in quella casa.

annamaria-franzoni

Annamaria Franzoni è stata dichiarata colpevole in 3 gradi di giudizio per quel delitto ma lei continua a professarsi innocente e sembra che i suoi familiari le credano.