Dietro la morte di Alessio e Simone, i bambini investiti dal suv, ci sono gli “uomini d’onore”

Dietro la morte di Alessio e Simone, i due bambini investiti dal suv, c'è molto di più di ciò che si immagina. Il giornalista Paolo Borrometi vive con la scorta: "ho paura di morire, ma non posso vedere le cose e non raccontarle. Prima mi prendevano per pazzo, ora forse qualcuno capirà"

Il suo nome lo avete letto in diversi articoli negli ultimi giorni. Paolo Borrometi è un giornalista che sta cercando di farci aprire gli occhi e di mostrarci cosa si nasconde davvero dietro l’omicidio di Alessio e Simone, i due ragazzini uccisi da un suv, mentre giocavano sui gradini di casa. Questo giornalista vive con una scorta, subisce spesso minacce ed ha paura, ogni giorno, ma nonostante ciò, continua a lottare per i suoi ideali.

Come già riportato in altri articoli, alla guida del suv, sotto effetto di alcol e droga, c’era il 34enne Rosario Greco (Saro per chi lo conosce). Il suo è un cognome molto conosciuto e rispettato dalla comunità di Vittoria. Rosario è il figlio di Elio (Emanuele Greco), il boss di Cosa Nostra.

Insieme a lui, c’era il passeggero Angelo Ventura, figlio di Titta (Giambattista Ventura), fratello di Filippo, colui che è considerato, a Vittoria, il capo della mafia (condannato in passato anche per omicidio).

Tutti con precedenti e con grave accuse. Tutti uomini d’onore, ma al momento dell’omicidio di due bambini innocenti, cosa hanno fatto? Sono fuggiti via…

“Figli di boss, presunti uomini d’onore, con i soldi acquistano le macchine di grossa cilindrata, si ubriacano, si drogano e uccidono.
Eccoli mentre brindano quelli che erano in quella macchina. Poi però se investono due bambini scappano”, ha scritto il giornalista.

Figli di boss, presunti uomini d’onore, con i soldi acquistano le macchine di grossa cilindrata, si ubriacano, si…

Gepostet von Paolo Borrometi am Freitag, 12. Juli 2019

Il giornalista ha voluto far notare come due criminali conosciuti, che fanno parte di clan opposti, si trovassero nella stessa macchina. Ha dichiarato che a Vittoria, la mafia e Cosa Nostra, non si fanno più la guerra, anzi si sono unite… sono più forti…

“Una volta sono stato minacciato dal padre di Angelo Ventura. Mi disse: ti scipperemo la testa anche dentro il commissariato di polizia”.

“Io vivo ogni giorno con la paura e ringrazio la mia scorta, che mi fa sentire al sicuro ogni giorno. Ho scelto di fare questo lavoro a 9 anni. Un giornalista non può vedere le cose e non raccontarle. Porteranno a nuove minacce, lo faccio con una paura matta, perché ho paura di morire. Ma è il mio mestiere.”

Paolo ha anche lanciato un appello rivolto al papà di Alessio, uno dei due bimbi morti. Si dice, che dopo l’accaduto, voglia lasciare la comunità di Vittoria. Ma secondo il giornalista, questo vuol dire perdere. Il papà di Alessio si deve sentire amato e protetto, si deve sentire a casa. Deve capire che tutta la comunità lotterà con lui.

Insomma, Paolo Borrometi vuole dire che non bisogna aver paura di denunciare e fare nomi, perché queste persone tengono sotto controllo posti come Vittoria, vivendo di prepotenza, arroganza e seminando terrore. In un ultimo post, questo giornalista ha condiviso l’ultima notizia che viene da Vittoria. E’ stato sequestrato il Commissariato della Polizia, perché è uno dei beni sequestrati dalla Finanza a Rocco Luca, un imprenditore indagato per associazione mafiosa.

Ha concluso poi scrivendo: “quando scrivevo che Vittoria fosse un coacervo di interessi, venivo preso per pazzo. Adesso, forse, qualcuno capirà”.

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