“Dopo 18 anni, adesso basta” La decisione choc dei genitori di Chiara Poggi, proprio oggi nell’anniversario della morte
Diciotto anni dopo il delitto di Chiara Poggi, le indagini si riaccendono con nuove analisi sul Dna, mentre la famiglia sceglie di commemorare in silenzio, lontano dai media.
Il caso di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007, continua a rappresentare un capitolo doloroso e irrisolto nella storia della comunità pavese e nell’opinione pubblica italiana. In occasione del diciottesimo anniversario della sua morte, il ricordo di questa tragica vicenda riaccende l’attenzione su un delitto che ha scosso profondamente non solo la sua famiglia, ma anche l’intera nazione. Le recenti novità investigative, legate a nuove analisi sul Dna, hanno riportato il caso all’attenzione dei media, sollevando interrogativi e speranze di una verità definitiva.

Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, ventiseienne, venne trovata senza vita nella sua abitazione. Da quel momento, il caso ha visto un susseguirsi di indagini, teorie e ricostruzioni che non hanno mai trovato una conclusione soddisfacente. A distanza di quasi due decenni, l’interesse per il caso si è riacceso, specialmente a seguito della scoperta di una traccia genetica nella bocca della vittima, che ha portato gli inquirenti a riconsiderare alcune piste. Tuttavia, il lungo lasso di tempo trascorso e le numerose strade esplorate rendono il cammino verso la verità complesso e tortuoso. Nel frattempo, la famiglia di Chiara vive con un peso emotivo che il tempo non ha attenuato, mantenendo viva la memoria della giovane donna in un contesto di continua sofferenza.
18 anni fa il delitto di Garlasco, la decisione dei genitori di Chiara Poggi
Per commemorare il diciottesimo anniversario della morte di Chiara Poggi, i suoi genitori, Rita Preda e Giuseppe Poggi, insieme al fratello Marco, hanno scelto di mantenere un profilo basso. Non è stata organizzata alcuna cerimonia pubblica, se non un rito religioso riservato. L’intento della famiglia è quello di vivere questa giornata nel silenzio, lontano dall’attenzione dei media e dal clamore pubblico. Nel pomeriggio, si ritroveranno nella chiesa della città per la messa in suffragio, un momento che rappresenta un’occasione intima per onorare la memoria di Chiara.
La scelta di non rilasciare dichiarazioni ai media è un gesto significativo, che esprime la volontà di proteggere il proprio dolore e la propria privacy. “Non vogliamo dire niente. Vogliamo solo trascorrere l’anniversario da soli e in silenzio”, hanno affermato. Queste parole racchiudono la stanchezza e la determinazione di una famiglia che continua a portare il peso di una perdita incolmabile. A diciotto anni di distanza, il loro dolore non si è attenuato, e la ricerca della verità rimane un desiderio incompiuto, alimentato dalla speranza di giustizia.
In un contesto mediatico così intenso, il silenzio della famiglia di Chiara assume un significato profondo. Questo rifiuto di partecipare al dibattito pubblico rappresenta una scelta consapevole di difendere il ricordo della giovane donna in un ambiente familiare e spirituale, lontano dalle luci dei riflettori. In un giorno carico di emozioni, la famiglia cerca di mantenere viva la memoria di Chiara, continuando a chiedere giustizia, ma desiderando soprattutto un momento di intimità per ricordarla come persona e non solo come vittima di un delitto irrisolto.