Ecco perché l’auto di Filippo Turetta sarà analizzata con la stessa tecnica usata nel delitto di Cogne
Perché la macchina di Filippo Turetta verrà sarà analizzata con una tecnica usata anche nel delitto di Cogne
La Fiat Punto che appartiene a Filippo Turetta è arrivata alla stazione dei Ris di Parma, nella serata di ieri venerdì 15 dicembre. Fino a quel momento era nella città di Halle, in Germania, dove lo hanno fermato dopo una fuga durata 7 lunghi giorni dopo il delitto.
Dopo l’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin, gli inquirenti dovranno fare dei nuovi importanti accertamenti proprio dentro l’auto del 22enne, per capire ulteriori dettagli sul delitto.
Da ciò che riporta il quotidiano Il Corriere della Sera, una delle tecniche che sarà utilizzata è quella chiamata “Bloodstain pattern analysis.” Questo metodo consiste nell’analisi della disposizione delle tracce ematiche, trovate all’interno dei veicolo.
Queste tracce dovranno aiutare i Carabinieri, a ricostruire altri dettagli sul delitto della povera Giulia Cecchettin. Il generale dei Carabinieri in congedo ed ex comandante dei Ris, Luciano Garofano su questo ha spiegato:
La tecnica è la stessa che fu utilizzata nella villetta di Cogne, per le indagini sul delitto del piccolo Samuele Lorenzi. Dalle analisi della distribuzioni delle tracce ematiche che sono all’interno dell’auto si potrà capire in che modo e dove la ragazza è stata colpita.
Tuttavia, queste analisi non potranno dirci nulla circa la premeditazione: su questo giocheranno un ruolo importante gli accertamenti su eventuali altri oggetti trovati all’interno della macchina e sui sacchi neri trovati sopra al corpo di Giulia
Cosa hanno trovato gli agenti nell’auto di Filippo Turetta
Le forze dell’ordine tedesche hanno trovato il 22enne fermo sull’autostrada vicino Lipsia. Lui sin da subito ha confessato il delitto di Giulia e si è anche fatto arrestare, senza opporre resistenza.
All’interno dell’auto, gli agenti hanno trovato un coltello con una lama di circa 12 centimetri. Successivamente, anche un cellulare, che forse apparteneva proprio alla ragazza.
Inoltre, anche i sacchi neri che Filippo avrebbe usato anche per nascondere il corpo ed avrebbe gettato vicino alla salma nella zona boschiva, vicino al lago di Barcis. Oltre al libro con illustrazioni per bambini: “Anche i mostri si lavano i denti.”