Emanuele De Maria, il gesto dopo l’omicidio di Chamila Wijesuriya, emerso anche il possibile movente: la scoperta fatta nelle scorse ore

Emanuele De Maria, detenuto in carcere per un femminicidio, uccide la collega Chamila Wijesuriya e tenta di ferire un barista prima di suicidarsi in piazza Duomo a Milano.

Un tragico evento ha scosso Milano, culminando in un doppio omicidio e un suicidio che ha lasciato la comunità in stato di shock. Questo dramma ha coinvolto Emanuele De Maria, un detenuto con un passato criminale, e Chamila Wijesuriya, una donna di 50 anni con cui aveva una relazione segreta. Gli eventi si sono svolti in un arco di tempo di pochi giorni, rivelando una spirale di violenza e disperazione.

La relazione segreta e il delitto

La relazione tra Emanuele De Maria e Chamila Wijesuriya era caratterizzata da segreti e tensioni. La donna, sposata e madre, desiderava interrompere il legame con De Maria, il quale, in preda a una reazione violenta, ha commesso un omicidio. L’episodio è avvenuto durante una passeggiata nel Parco Nord di Milano, dove De Maria ha accoltellato Chamila alla gola, causando la sua morte. Questo atto è stato preceduto da una serie di comunicazioni tra i due, che dovranno essere approfondite attraverso l’analisi dei loro telefoni cellulari. Le immagini delle telecamere di sicurezza hanno confermato la presenza dei due insieme prima del delitto, suscitando interesse nelle indagini.

Il giorno successivo all’omicidio, De Maria si è recato al suo lavoro presso l’Hotel Berna, dove ha aggredito un collega, Hani Nasr, accoltellandolo. Fortunatamente, dopo interventi chirurgici, Nasr è riuscito a salvarsi e sarà interrogato dagli investigatori. Questo secondo attacco ha segnato un ulteriore passo nella spirale di violenza di De Maria, che ha poi tentato di nascondersi. La sua fuga è durata 48 ore, durante le quali si è allontanato dalla scena del crimine.

Il ritrovamento del corpo di Chamila

Chamila Wijesuriya è stata dichiarata scomparsa il venerdì stesso in cui è avvenuto l’omicidio. Gli investigatori, collegando la scomparsa alla violenza domestica, hanno avviato le ricerche. Il ritrovamento del corpo della donna domenica ha confermato i timori iniziali. Chamila presentava ferite simili a quelle di Oumaima Rache, una giovane tunisina uccisa da De Maria nel 2016. Questo precedente ha sollevato interrogativi sul comportamento dell’uomo e sulla sua capacità di controllare impulsi violenti.

Durante le indagini, è emerso che il cellulare di Chamila era stato trovato in un cestino alla fermata della metropolitana, il che ha messo in allerta gli agenti. Il marito della vittima, preoccupato per la scomparsa della moglie, ha contattato le autorità dopo che non si era presentata al lavoro. Le comunicazioni tra Chamila e De Maria, ora sotto analisi, potrebbero fornire ulteriori dettagli sulla natura della loro relazione e sull’eventuale premeditazione del crimine.

Il suicidio in piazza Duomo

Dopo aver perpetrato gli atti violenti, Emanuele De Maria ha cercato di sfuggire alla giustizia, ma la sua fuga è terminata tragicamente. Domenica pomeriggio, si è recato in piazza Duomo, uno dei luoghi simbolo di Milano, dove ha deciso di togliersi la vita lanciandosi nel vuoto. Prima di compiere l’estremo gesto, ha pagato il biglietto per visitare la Cattedrale, salendo fino alle terrazze senza mostrare segni di esitazione.

Nonostante la gravità della caduta, gli agenti della Squadra Mobile sono riusciti a identificarlo rapidamente, grazie alla presenza di documenti di identità di Chamila e ai numerosi tatuaggi sul suo corpo. Questo finale drammatico ha chiuso un capitolo di violenza e disperazione, lasciando un segno indelebile nella comunità milanese e nelle famiglie coinvolte in questa tragedia.