FaceApp, il filtro che invecchia è virale
FaceApp è l'applicazione che in poco tempo è diventata virale in rete ma c'è una conseguenza che ha a che fare con la privacy che in molti ignorano.
FaceApp è un’applicazione ideata in Russia con dei filtri che ci permettono di invecchiare o ringiovanire i volti. In poco tempo è diventata virale ma c’è una conseguenza che ha a che fare con la privacy che in molti ignorano.
Ecco come funziona l’applicazione Face app:
L’ultima moda virale si chiama Face App ed è un’applicazione che ha scatenato una nuova challenge che in poco tempo è diventata viralissima.
Questa applicazione invecchia e ringiovanisce volti ed è disponibile sia per Android che per iOS.
È gratuita ma gli effetti più interessanti sono a pagamento. L’applicazione è semplice da utilizzare e davvero divertente, ci permette di cambiare il nostro volto rendendolo più giovane o più anziano.
Puoi anche scegliere il taglio dei capelli, puoi applicare la barba o il trucco. In queste ultime settimane Face App è letteralmente esplosa sul web, c’è chi ha lanciato persino con l’hashtag #faceappchallenge, il gioco di postare le proprie le proprie foto sui social con il volto invecchiato di 40 anni.
Sul web stanno circolando foto di Leonardo Di Caprio, Tommaso Paradiso, Gigi Buffon, Silvio Berlusconi e tanti altri vip che hanno risposto alla sfida con i loro volti invecchiati. Donald Trump ad esempio ha fatto l’opposto, si è mostrato ringiovanito di 20 anni.
Attenzione alla privacy
Per quanto in apparenza semplice possa essere, Face App funziona con un algoritmo complesso a base di intelligenza artificiale, quindi dovremmo fare più attenzione alla privacy perché una volta caricata l’immagine, potrebbe rimanere memorizzata e archiviata nel server della società russa che ha ideato questa applicazione. Quindi, sarebbe meglio informarsi bene su che fine possano fare i nostri dati.
Inoltre, è finita al centro delle polemiche per il filtro Hot presente nell’app che era stato progettato per rendere più accattivante un volto, è stato accusato di razzismo perché si basa su un’idea di bellezza non universale ma coincide con i tratti somatici delle popolazioni europee. La società stessa si era scusata e alla fine quel filtro era stato rimosso.