Federico Gaibotti: parla la mamma Maria Cristina
Federico Gaibotti aveva prima ucciso il papà Umberto e poi si è tolto la vita in carcere: parla per la prima volta sua mamma
Sono parole colme di un dolore immane quelle pronunciate da Maria Cristina Ravanelli ai giornalisti del Corriere Bergamo. Lo scorso 4 agosto suo figlio, Federico Gaibotti, ha ucciso il padre Umberto (ex marito della donna) e dopo una settimana si è tolto la vita in carcere.
Gli ultimi anni erano diventati un incubo in casa Gaibotti. Un ragazzo, Federico, che come ha raccontato sua mamma aveva tutto in regola per fare ciò che voleva. La signora spiega: “Era intelligente, lavoratore, preciso, dolce, educato, con carattere. Si era aperto il negozio di tatuaggi a Martinengo, aveva fatto tutto da solo“.
Un ragazzo che invece è caduto in un oblio, in un tunnel senza fondo, quello della droga, che alla fine si è portato via tutto.
Maria Cristina ha raccontato di essersi allontanata da casa per tre mesi, da giugno ad agosto, proprio perché aveva paura di suo figlio e dei suoi atteggiamenti violenti sempre tesi alla stesso obiettivo, quello di ottenere denaro per acquistare le sostanze stupefacenti.
Quella paura, spiega Maria Cristina, l’ha salvata. Ma oggi sente un dolore devastante.
La rabbia della donna
Un dolore certo accompagnato dalla rabbia, quello della signora Ravanelli.
Noi famiglie siamo sole, impotenti. È come pensare di scalare l’Himalaya senza bombola d’ossigeno. Fai tutto quello che puoi, vai al Sert, contatti le comunità ma devi anche fare i conti con le trafile e le lunghe attese, lo porti al Pronto soccorso se sta male, in psichiatria, chiami i Carabinieri, lo denunci, vai a prenderlo se ti chiamano anche nel cuore della notte, non lo vuoi più in casa e poi lo riprendi perché ci speri, è tuo figlio. Ma alla fine noi famiglie siamo sole con i loro mostri, e siamo stremate.
Il doppio gesto estremo di Federico Gaibotti
Lo scorso 4 agosto è avvenuto il primo atto di una tragedia infinita che ha distrutto una famiglia.
Federico Gaibotti è entrato in casa di suo padre Umberto e, al culmine dell’ennesima lite, lo ha accoltellato sei volte provocandone la morte.
Arrestato poco dopo, è stato condotto in carcere e lì, dopo una settimana, ha messo fine anche alla sua di vita, impiccandosi con una felpa.
Agli inquirenti aveva raccontato che la sua intenzione era quella di rubare un ipad da casa del padre per ripagare un debito di 200 euro, dopodiché si sarebbe tolto la vita.
Il signor Umberto a quel punto avrebbe tentato di fermarlo, ma la mente malata del ragazzo ha fatto tutto il resto.