Fiorenza Rancilio uccisa dal figlio con un peso da palestra

I test con il luminol hanno identificato l'arma del delitto di Fiorenza Rancilio in un peso da palestra: cos'altro è emerso

Emergono i primi drammatici dettagli del femminicidio avvenuto nella giornata di ieri a Milano, in cui a morire è stata la signora Fiorenza Rancilio, 73enne immobiliarista. Ad ucciderla sarebbe stato suo figlio 35enne, Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, che l’avrebbe colpita più volte con un peso da palestra. L’oggetto identificato dalla scientifica grazie alla prova del luminol.

Fiorenza Rancilio uccisa

Una nuova tragedia ha colpito la famiglia Rancilio, una delle più note in Lombardia, proprietaria di quello che negli anni è diventato un vero e proprio impero nel mondo dell’immobiliare.

Nel 1978 Augusto Rancilio, figlio 26enne di Gervaso Rancilio, proprietario dell’azienda, venne rapito dalla ‘ndrangheta e di lui si perse ogni traccia.

Il padre e la sorella, appunto Fiorenza, portarono avanti le attività imprenditoriali della famiglia e fondarono anche un’associazione in nome di Augusto.

Nel 1992, il boss Saverio Morabito confessò il rapimento e l’uccisione del giovane rampollo, che avvenne pochi giorni dopo il rapimento.

Fiorenza Rancilio uccisa

Oggi a morire è stata l’altra ereditiera, Fiorenza Rancilio. Ed è morta per mano di suo figlio, il 35enne Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, che al culmine di una crisi psichica, stando a quanto emerso fino ad ora, l’avrebbe colpita più volte al cranio con un peso da palestra.

Le indagini sulla morte di Fiorenza Rancilio

Fiorenza Rancilio uccisa

A lanciare l’allarme e richiedere l’intervento delle forze dell’ordine nell’appartamento sito in via Crocefisso, sarebbe stata la domestica, che entrando in casa avrebbe notato il corpo della padrona di casa steso a terra, nel salone da pranzo, avvolto in coperte e asciugamani.

I Carabinieri, giunti sul posto, avrebbero trovato il figlio 35enne della donna in un’altra stanza, seduto, in silenzio, in evidente stato di shock. Si è scoperto che lo stato catatonico in cui si trovava, era dovuto anche al consumo di psicofarmaci.

Farmaci che il 35enne prendeva da tempo, per i problemi di schizofrenia di cui soffriva, per i quali era stato più volte ricoverato e dei quali la sua stessa madre aveva confidato di avere paura.

Ora si trova ricoverato e piantonato al reparto di psichiatria del Policlinico di Milano ed è l’unico sospettato dell’omicidio volontario della madre.

Non è escluso che abbia stordito anche la madre con dei farmaci prima di ucciderla.