Foreste italiane: dieci miti da sfatare
Per la Giornata nazionale degli Alberi FSC Italia ha messo alla prova dei fatti le credenze più diffuse. Con qualche sorpresa.
“I boschi italiani stanno sparendo”, “Dalle foreste si ricava solo carta e legno”, “I boschi di tutti”. Quante volte sui media o sui social network leggiamo affermazioni di questo tipo? In realtà, quanto sono vere e quanto ne sappiamo davvero, come cittadini, sulla situazione delle foreste italiane e quanto anche noi a volte siamo vittime di informazioni superficiali e imprecise che mistificano poi gli interventi necessari? FSC Italia, rappresentate per il nostro Paese della ONG internazionale che da 25 anni si occupa di promuovere la gestione forestale responsabile, ha messo alla prova le credenze più diffuse, sfatando dieci miti consolidati.
I boschi italiani stanno scomparendo
Falso: i boschi italiani sono in continua espansione. Dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi, la superficie forestale italiana è triplicata. Se negli anni venti erano censiti in Italia circa 4 milioni di ettari di boschi, oggi se ne contano più di 11 milioni. Solo nell’ultimo decennio la superficie forestale italiana è aumentata del 5,8%, pari a circa 77 mila campi da calcio (Fonte: Crea), (ri)prendendosi gli spazi abbandonati delle nostre colline e montagne.
Bosco significa solo legname
Falso: il legname è solo uno dei tanti servizi e prodotti forniti dai boschi. Alberi e piante ci offrono infatti protezione del suolo dall’erosione e dal dissesto idrogeologico, regolazione del ciclo dell’acqua, fissazione del carbonio, habitat per la biodiversità e infine spazi per attività sportive, educative, terapeutiche e ricreative. L’insieme di tutti questi prodotti e servizi prende il nome di servizi naturali o ecosistemici.
I boschi italiani sono tutti naturali
Falso: i boschi italiani sono il risultato dell’azione dell’uomo. L’88% di queste aree è al giorno d’oggi antropizzata e di origine seminaturale (Fonte: Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio). I paesaggi forestali italiani, infatti, sono stati modellati dall’uomo nel corso dei secoli e si ritrovano semplificati nella struttura e nella composizione di specie.
I boschi non vanno toccati
Falso: una buona gestione dei boschi permette di valorizzarne i prodotti e servizi senza comprometterne le funzionalità. Certo, i boschi non hanno bisogno dell’uomo, ma siamo invece noi ad avere bisogno dei boschi e la gestione attiva è l’unico strumento capace di mitigare gli effetti derivanti dai cambiamenti climatici, dall’instabilità idrogeologica, dagli incendi, dalla diffusione di patogeni e di specie invasive.
Chi pianta è buono, chi taglia è cattivo
Falso: tagliare un albero non è di per sé un crimine, se fatto secondo piani di gestione responsabile. Quando il taglio viene effettuato da operatori specializzati e secondo una pianificazione ben precisa, applichiamo un approccio di selvicoltura naturalistica, ossia un sistema dove gli alberi vengono tagliati in modo selettivo, mirando ad imitare le dinamiche naturali del bosco e favorendo la rinnovazione naturale delle specie.
Più legno e carta vuol dire meno boschi
Falso: il legno è il materiale di origine biologica, rinnovabile e riciclabile, più importante a disposizione dell’uomo sulla terra. Possiamo quindi usarlo in maniera sostenibile, ad esempio tagliando le piante seguendo i ritmi naturali di rigenerazione del bosco. L’impiego del legno sostituisce poi l’uso di materiali derivanti da fonti fossili inquinanti come la plastica. Se certificato FSC®, garantisce infine la gestione responsabile della foresta di origine.
I boschi italiani sono di tutti
Falso: il 63% (Fonte: Agenzia europea per l’Ambiente) dei boschi italiani risulta di proprietà privata, individuale o familiare. Il restante 34% dei boschi è invece di proprietà pubblica, molto spesso di organi territoriali come i Comuni. Solo il 3% dei boschi italiani non ha proprietario o esso risulta sconosciuto.
Il fuoco è nemico dei boschi
Parzialmente falso: il fuoco è in realtà un elemento che ha un preciso ruolo negli ecosistemi forestali, in particolare quelli mediterranei. Tuttavia, gli incendi di origine naturale (ad esempio quelli causati dai fulmini) in Italia sono molto rari. Il vero nemico dei boschi è in realtà l’abbandono dei terreni e la negligenza dell’uomo che, sommati ai cambiamenti climatici, portano ad un aumento degli incendi e della loro capacità distruttiva.
Le nostre foreste non valgono nulla
Falso: il valore economico prodotto dalle foreste italiane è di 450 euro per ettaro all’anno (Fonte: Rapporto The Economics of Ecosystems & Biodiversity), pari a 85 euro per cittadino. Dobbiamo tenere presente che il bosco protegge le nostre case dall’erosione del suolo e dalle alluvioni, ci assicura acqua pulita e produce l’ossigeno che respiriamo: tutto questo fa una bella differenza nel nostro portafoglio – e nella nostra vita.
Quindi va tutto bene?
Purtroppo no: la situazione italiana è lontana dal principio della gestione forestale sostenibile. I boschi ricoprono ormai circa il 40% del territorio italiano (Fonte: RAF Italia), ma ne utilizziamo solo una minima parte: questo abbandono è un’occasione mancata di sviluppo che ci porta ad essere tra i principali importatori di legname in Europa, oltre ad esporci a rischi sempre maggiori a causa del dissesto idrogeologico e degli incendi.