Gabriele Paolini, la condanna è definitiva: “Sono disperato, ma mi costituisco”

Per lui si apriranno le porte del carcere per scontare la condanna a 5 anni

Con la sentenza della Cassazione è diventata definitiva la condanna per Gabriele Paolini. Il disturbatore televisivo è stato condannato a 5 anni di reclusione per induzione alla prostituzione minorile, produzione di materiale pedopornografico e tentata violenza su minori. Paolini rendendo noto la sentenza sui social si è detto disperato:

“Il mio avvocato mi ha informato della decisione dei supremi giudici, sono disperato. Vorrei non fosse finita così. Nelle prossime ore mi andrò a costituire all’Autorità di polizia” – ha scritto.

gabriele paolini condannato va in carcere
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“Come difesa dico che è stata un’occasione perduta da parte dell’ordinamento giuridico italiano” – ha detto invece l’avvocato dell’imputato, Lorenzo La Marca all’Adnkronosin cui vi è una discriminazione in base all’orientamento sessuale”.

Gabriele Paolini fu arrestato nel 2013

La vicenda ha avuto inizio nel 2013 quando Paolini fu arrestato e tenuto in carcere per 19 giorni più altri 20 mesi ai domiciliari con l’accusa di aver costretto alcuni minorenni ad avere rapporti intimi con lui, filmandoli e dando in cambio soldi e regali.

gabriele paolini
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In particolare  nell’ordinanza di arresto il gip scriveva che “l’uomo ha messo in atto nei confronti dei ragazzini un insistente tentativo di persuasione, pur a fronte delle palesi resistenze oppostegli, con modalità espressive di reiterata e collaudata tecnica di induzione”. Accuse che l’imputato ha sempre respinto con fermezza negando di aver mai indotto un minore alla prostituzione. Nel 2017 ci fu la sentenza di primo grado a 5 anni da parte del Tribunale di Roma. Condanna confermata poi in appello lo scorso settembre dai giudici della terza sezione. Ieri l’epilogo con la sentenza della Cassazione che ha confermato. Per lui si riapriranno le porte del carcere.

gabriele paolini tv
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Gabriele Paolini prima di finire in questa vicenda diventò famoso al pubblico per i famosi disturbi agli inviati dei vari programmi. Appena c’era un collegamento, Paolini usava piazzarsi dietro gli inviati a volte con cartelli, a volte disturbandolo durante le sue funzioni.