Il coronavirus arriva anche tra i Moai: paura nell’Isola di Pasqua

Il coronavirus sta raggiungendo davvero ogni parte del mondo e pare che sia arrivato addirittura tra i Moai: si espande la paura sull'Isola di Pasqua

Il coronavirus sta raggiungendo davvero ogni angolo della terra. A dare conferma di questa cosa sono proprio le ultime notizie che arrivano dall’Isola di Pasqua: pare che ci siano dei contagiati anche tra i Moai. Inizia anche lì a diffondersi il terrore: “Abbiamo solo due letti in terapia intensiva, rischiamo una catastrofe”.

L’Isola di Pasqua è tra i luoghi abitati più remoti al mondo, praticamente il luogo perfetto dove nascondersi in caso di una pandemia mondiale. È stato proprio questo l’errore principale: il coronavirus è riuscito ad arrivare anche in questi 3599 chilometri di costa cilena. Infatti, nella notte del 24 marzo è stato registrato il primo caso.

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“Stiamo risalendo ai contatti di questa persona per evitare nuovi casi” dichiarano le autorità locali e comunicano che si tratta di un adulto, che però sembra essere in condizioni stabili. Il terrore ha messo poco ad espandersi tra i cittadini ed è il sindaco Pedro Edmunds Paoa a fare un comunicato dalla capitale, Hanga Roa: “La propagazione del virus sarebbe un disastro, potrebbe essere la nostra fine”.

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Risulta poi che sull’isola siano rimasti bloccati diversi turisti, circa 700. Sono proprio loro la principale preoccupazione delle autorità locali, dato che sono l’unica fonte attraverso la quale il virus possa essere arrivato in un luogo così remoto. Sono infatti considerati alla stregua di una “bomba biologica“, perché sono arrivati nelle settimane scorse tra Stati Uniti, Canada, Europa e altri Paesi dell’America Latina, dove sono stati registrati diversi casi di coronavirus.

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Prima che il Cile dichiarasse la quarantena nazionale, il sindaco dell’Isola di Pasqua aveva già ordinato l’isolamento di 14 giorni per tutti gli abitanti dell’Isola: “Una decisione complicata che però andava presa, siamo un territorio molto vulnerabile”, dichiara Pedro Edmunds Paoa.

Poi dichiara: “L’unica struttura sanitaria ha due letti di terapia intensiva e poi abbiamo un aereo-ambulanza per il trasporto di pazienti gravi verso il continente. Tecnicamente – aggiunge il sindaco – potremmo curare solo tre pazienti”.

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Il sindaco ha dovuto utilizzare, inoltre, anche man forte in quanto i cittadini di quest’isoletta non sono abituati ad essere chiusi dentro, ma a stare in costante contatto con la natura e la vita all’aria aperta. L’unica giornalista dell’isola, Jocelyn Fuentes, così racconta: “Durante i primi giorni alcuni abitanti hanno sottovalutato la situazione, altri sono usciti dalle loro case. Ma l’intervento delle autorità e del sindaco, che ha minacciato di andare casa per casa con un megafono, alla fine ha convinto tutti”. 

A causa di questa situazione, sull’isola è prevista una catastrofe economica senza precedenti che potrebbe mettere in ginocchio l’intera comunità.