Il fratello di Saman Abbas torna in aula: “Me lo hanno insegnato, per questo l’ho fatto. Ho provato a farla finita. Ci sono altre due persone”
"Ora mi sento italiano. Voglio dire tutta la verità", il fratello di Saman Abbas torna in aula davanti alla Corte d'Assise di Reggio Emilia
Il fratello di Saman Abbas è tornato in aula per raccontare la sua versione dei fatti. Un ragazzo che oggi si dice stanco di nascondere la verità e che preferisce sentirsi italiano, che parte di quella famiglia che ha fatto del male alla sorella.
Davanti alla Corte D’Assise di Reggio Emilia, il fratello di Saman Abbas punta il dito contro lo zio Danish. Ha raccontato di averlo visto prendere per il collo la sorella, mentre la madre è rimasta a guardare senza impedire quanto successo. Ha rivelato che dopo il delitto, lo stesso zio si sarebbe recato in camera sua, bevuto, per tranquillizzarlo e dirgli che doveva accettare quanto successo. Non solo, il giovane si colpevolizza. Lui controllava la sorella e mandava foto ai genitori, dietro il loro ordine. Credeva fosse giusto farlo, perché era ciò che gli era stato insegnato. Anche a lui veniva detto che non doveva fare amicizia con le ragazze, poiché era un cosa vietata. Oggi comprende cosa abbia significato per la sorella quella foto mentre baciava il fidanzato, che lui aveva fatto avere ai genitori. È stata la sua condanna.
Da piccolo mi hanno insegnato che non potevo fare amicizia con le ragazze, perché era vietato. Per questo mandai ai miei parenti la foto del bacio tra Saman e Saqib. Ora, da quando sono in comunità, tutto è cambiato. Ora mi sento italiano. Per me hanno fatto una cosa sbagliatissima.
Durante la testimonianza, il fratello della 18enne pakistana ha parlato anche di altri due parenti, definiti “il cane e il cane con i baffi”. Si tratterebbe di due pakistani che frequentavano la casa di famiglia e che avrebbero dato dei consigli ai suoi genitori su come intervenire con Saman.
Quei parenti per me sono più colpevoli dei due cugini, che hanno fatto quello che hanno fatto per rispetto, per aiutare lo zio. Ho tenuto tutto dentro, ogni giorno soffro e mi voglio liberare. La notte non riesco a dormire, in camera mia ho attaccato le foto di mia sorella e quando le guardo sbatto la testa contro il muro. Questa cosa me la porterò dentro, ma se c’è qualcosa che può aiutarmi, è sfogarmi e dire tutta la verità. Per la giustizia di mia sorella.
Il ragazzo ha confessato di aver anche provato a farla finita in comunità, senza avere successo. Ha raccontato di aver bevuto del profumo, perché voleva che ogni dolore finisse. Se fino ad oggi non ha parlato, ha ammesso, è perché aveva paura del padre Shabbar e di fare la stessa fine di sua sorella.