La storia del piccolo Marco Dominici
"Mamma posso andare a vedere un film all'oratorio?" Una richiesta che mamma Paola soddisfò, senza sapere che si sarebbe trasformata in un incubo nei sotterranei del sacro luogo
Possono passare i giorni, possono passare gli anni, ma certe cose non si dimenticano. Era il 1970, quando a Roma, nel quartiere Prenestino, un bambino di soli setti anni, di nome Marco Dominici, è scomparso nel nulla. Quel giorno, il piccolo, come tutti i bambini, aveva pregato sua mamma di mandarlo all’oratorio, da solo, a vedere un film.
Paola Stella, la mamma, inizialmente non voleva affatto soddisfare quella richiesta, ma poi ha pensato di dirgli di si, alla fine Marco era un bambino responsabile, l’oratorio distava solo 200 m da casa ed era un luogo sacro, pieno di cristiani e di sacerdoti, persone per bene, Avrebbe visto il film e sarebbe tornato a casa… purtroppo però, Marco non è mai tornato e quando mamma Paola si è resa conto del suo ritardo, è uscita subito a cercarlo e poi ha chiesto aiuto alla Borgata. Il giorno successivo, suo padre, Roberto, che era a Firenze per lavoro, tornò a casa e si recò all’oratorio, urlando ed incolpando tutti. Del piccolo Marco, però, non si trovò alcuna traccia. Questo per sette lunghi anni, finché dei ragazzini, alla ricerca di residui bellici, che volevano rivendere, si calarono nel cunicolo sotto ai campi di calcio dell’oratorio e fecero la terribile scoperta. Scarpine da bambino, vestitini e ossa. Erano i resti del piccolo Marco. Dopo le indagini si scoprì che c’era una botola, che portava nei sotterranei, di cui nessuno era a conoscenza, se non qualcuno che quell’oratorio lo conosceva bene. Dio qui il sospetto che fosse stato un sacerdote….
Venne incolpato un educatore, con problemi psichici e diverse denunce. Venne processato, ma alla fine scagionato, per mancanza di prove. Secondo i giudici, non era stato lui a commettere il delitto.
Roberto, nel 2011, dopo aver perso sua moglie Paola, si è recato al programma ‘Chi l’ha visto’ e ha chiesto a tutti gli ex compagni di scuola di Marco, di rivangare nella memoria e di ricordare qualche dettaglio, di quel giorno all’oratorio. Se lo avevano visto parlare con qualcuno, allontanarsi con qualcuno. Un solo semplice dettaglio che possa far riaprire le indagini sull’omicidio di suo figlio.
Dopo 30 anni dalla morte di Marcolino, il comune di Roma voleva mettere le ossa di Marco nell’ossario. Roberto, per salvarle, ha dovuto pagare 3000 euro e si è infuriato: “ammazzate mio figlio, pago le tasse, prendo mille euro al mese, me ne chiedete 3000”. Ma ha accettato, perché pretende che su quelle ossa venga fatto il test del DNA, perché dopo tutti questi anni, non si ha ancora la certezza che siano davvero di suo figlio.
Dopo 49 anni dall’omicidio del piccolo Marco, papà Roberto, insieme ai suoi fratelli, ha ancora un solo ed unico desiderio: scoprire il nome di chi ha strappato suo figlio alla famiglia Dominici. Guardate questo video: