La storia di Maria Grazia Calandrone, abbandonata dai suoi genitori a 8 mesi: “Erano amanti, si sono gettati nel Tevere”

Oggi Maria Grazia Calandrone è una donna ed una scrittrice e ha raccontato la sua storia in un libro: abbandonata quando aveva solo 8 mesi

La storia di Maria Grazia Calandrone si è diffusa sul web. Una donna che oggi è riuscita a ricostruire la sua infanzia e a raccontarla in un libro.

La storia di Maria Grazia Calandrone

Maria Grazia Calandrone è nata dall’amore tra due amanti clandestini, Giuseppe e Lucia, in fuga in Italia negli anni 60. A quei tempi, come la stessa donna ha raccontato, non esisteva il divorzio e scappare di casa, abbandonando il proprio marito, era un reato.

La sua mamma biologica era una contadina di nome Lucia Galante, costretta dalla sua famiglia a sposare un uomo che non amava, violento e possessivo. Per anni, ha dovuto sopportare la sua autorità, finché un giorno non ha incontrato un imprenditore di cui si è follemente innamorata, Giuseppe Di Pietro. Anche l’uomo però era prigioniero di una relazione che non lo rendeva felice ed era padre di cinque figli.

La storia di Maria Grazia Calandrone

L’amore tra i genitori di Maria Grazia Calandrone

Subito tre i due è nato un amore di quelli travolgenti e veri e alla fine, decidono di fuggire insieme. Purtroppo Lucia viene denunciata dal marito e i due si trovano costretti a vivere come clandestini.

Nel 1964, dal loro amore nasce una bellissima bambina. Lucia e Giuseppe si amavano follemente, ma la loro vita non era facile. Erano costretti a vivere nell’ombra e l’uomo non riusciva a trovare un lavoro per poter andare avanti. Così, stanchi di quella vita, decidono di dare qualcosa di migliore alla figlia e di togliersi la vita, insieme.

A 8 mesi di età, la bambina viene lasciata a Villa Borghese avvolta in una coperta, senza nemmeno un biglietto o un pezzetto della sua storia, senza nemmeno rivelare il suo nome. Avevano mandato una lettera, ma sarebbe arrivata dopo il ritrovamento.

La storia di Maria Grazia Calandrone

Si nascondono e aspettano che qualcuno trovi quel piccolo fagotto e poi si dedicano a finire ciò che avevano iniziato. Si tolgono la vita gettandosi nel Tevere.

Poco dopo, arriva una lettera alla sede de L’Unità, accompagnata dal certificato di nascita di Maria Grazia. Lucia Galante, in quelle poche righe, racconta le motivazioni della sua scelta.

Ed è proprio grazie a quella lettera, che le autorità sono riuscite a ricostruire tutti i tasselli, dall’abbandono di quella bambina al ritrovamento di due corpi senza vita. Maria Grazia è stata adottata dalla famiglia Calandrone e oggi è una mamma ed una grande scrittrice. Ha raccontato la sua storia proprio nel suo libro “Dove non mi hai portata“.