Lo chiamano femminuccia, ma questo ragazzo si fa comunque crescere i capelli

I bulli a scuola lo chiamano femminuccia, ma il ragazzo continua a farsi crescere i capelli. Il motivo vi lascerà senza parole

I bulli gli danno della femminuccia, ma lui li ignora: un ragazzo ci ha messo due anni e mezzo per farsi crescere i capelli e aiutare i bambini malati e ha deciso di non soccombere al bullismo. Questa storia arriva dalla Florida, più precisamente da Melbourne: il protagonista è Christian McPhilamy, un bambino che ha letteralmente commosso il web.

Tutto è iniziato quando Christian aveva 6 anni e stava guardando alla TV una pubblicità insieme alla madre, Deeanna Thomas. In questa pubblicità del St. Jude Children’s Research Hospital c’erano dei bambini malati di tumore che avevano perso tutti i capelli a causa della chemioterapia. Christian si è subito commosso: quei bambini erano esattamente come lui e doveva aiutarli in qualche modo.

Il bimbo ha chiesto alla madre come poteva aiutare i suoi coetanei e la madre gli ha detto che potevano donare dei soldi. Oppure potevano donare i capelli: molte persone, infatti, donano i capelli per creare delle parrucche per i bambini che avevano perso i capelli a seguite della terapia antitumorale.

Christian non ha avuto dubbi: con un coraggio che va ben al di là dei suoi anni ha deciso di farsi crescere i capelli per donarli poi ai bambini che soffrivano di cancro.

Per poter essere donati, però, i capelli dovevano essere lunghi almeno 30.5 centimetri. Christian probabilmente non sapeva che per farsi crescere così tanto i capelli ci sarebbero voluti circa 3 anni, ma ha persistito nel suo intento.

Christian-McPhilamy

Purtroppo, alcuni compagni di classe, hanno cominciato a bullizzare Christian chiamandolo “ragazzina”. Per tre anni i bulli hanno tormentato Christian, ma lui ha resistito: non importava quanti insulti gli venissero rivolti, lui continuava a farsi crescere i capelli.

Dopo tre anni, poi, arrivati a più di 30 centimetri, Christian si è tagliato la lunga chioma bionda per donarla a chi era più sfortunato di lui.