Lo zio di Saman Abbas ai pm: “Volevano fare la stessa cosa anche a me..”
Danish, lo zio di Saman Abbas, rivela nuovi dettagli ai pm: "Quella buca era troppo grande solo per lei, volevano fare la stessa cosa a me.."
Continua a puntare il dito contro i genitori di Saman Abbas e a dirsi estraneo ai fatti. Lo zio Danish ha rivelato altri dettagli sul delitto della 18enne pakistana, confessando di non essere stato lui a mettere fine alla sua vita, ma di aver solo partecipato alla sepoltura, dopo essere stato svegliato di notte.
Quanto c’è di vero nelle parole di Danish? È stato proprio lo zio di Saman Abbas, dopo un anno e mezzo dalla scomparsa, a portare gli inquirenti sul luogo in cui era sotterrato il corpo della nipote, nei pressi di un casolare abbandonato a Novellara, a pochi metri da quella che era la casa di famiglia.
Oggi continua a ripetere che lui e Saman avevano un buon rapporto e che mai le avrebbe fatto del male. Lui aveva accettato la relazione della nipote con il suo ragazzo e proprio per questo, si è detto certo del fatto che la famiglia voleva fare la stessa cosa anche a lui. Ecco le sue parole davanti ai pm:
Volevano uccidere anche me, avevo un buon rapporto con lei. Io penso che mi abbiano chiamato perché volevano uccidermi per il mio buon rapporto con Saman, io ero d’accordo sulla sua relazione con Saqib. Poi non so perché non mi hanno ucciso. A pensarci bene la buca era troppo grande per una sola persona e gli altri mi hanno incastrato perché sapevano che parlavo.
Il fratellino di Saman Abbas ha accusato lo zio Danish
Eppure è stato proprio il fratellino di Saman Abbas ad accusare lo zio Danish, testimoniando che era lui il mandante del delitto e che aveva convinto i suoi genitori a sbarazzarsi di lei, dopo il disonore che aveva inflitto alla famiglia, rifiutando il matrimonio combinato.
L’imputato però continua a negare. Ha raccontato che quella notte stava dormendo, quando i due cugini lo hanno svegliato. Saman era già morta.
Mi hanno detto che c’era stato un litigio e che ci era scappato il morto. Ho visto Saman morta, sdraiata con il collo strano, stretto. Io ho cominciato ad urlare forte, a maledire tutti, a piangere e ho perso i sensi. Quando mi sono risvegliato i due mi hanno sorretto e mi hanno dato dell’acqua. L’hanno presa per le gambe e le braccia e hanno appoggiato il corpo davanti al casolare, dove vi avevo già fatto vedere e sono andati a prendere le pale lì vicino alle serre. Mi hanno chiesto una mano ma non me la sentivo, ho spostato a mani nude solo la terra a lato della buca. Poi sono tornato da Saman e ho continuato a piangere e parlarle.
Parole, per ora, poco credibili dall’accusa. I video di sorveglianza hanno ripreso i due genitori, con Saman, che si dirigevano proprio verso casa di Danish. Poco dopo, le telecamere li hanno immortalati mentre tornavano indietro, ma senza la ragazza.
Cosa è davvero successo quella notte? L’unica cosa certa, emersa anche dalle indagini sul telefono della 18enne, è che è stata la madre Nazia a farla cadere nella trappola.
Le aveva promesso che l’avrebbe aiutata a vivere la storia con il suo ragazzo. Le ha chiesto di tornare a casa, perché insieme avrebbero risolto tutto, le avrebbe anche ridato i documenti. Saman Abbas si è fidata della donna che le ha dato la vita, ma è stata tradita. Nazia, oggi, è ancora latitante.