Massacro delle foibe, il Giorno del Ricordo

Massacro delle foibe, il Giorno del Ricordo è stato istituito per legge in Italia il 10 febbraio di ogni anno: per non dimenticare le vittime

Il 10 febbraio 2020 è il Giorno del ricordo per tutte le vittime delle Foibe, una pagina della nostra storia che per troppi anni abbiamo dimenticato, come ricordato alla vigilia dal Presidente Sergio Mattarella. Ma che è bene raccontare, in memoria delle vittime e perché non accada più.

Per molto tempo la storia delle foibe è stata una pagina dimenticata della nostra storia. Fino al 2005, quando per la prima volta venne istituito il Giorno del ricordo per 20mila connazionali che sono stati torturati, uccisi e buttati nelle fenditure carsiche che venivano usate come discariche. Chi sono i colpevoli di questa tragedia? I militari jugoslavi inviati da Tito alla fine della seconda guerra mondiale.

Il Giorno della memoria serve a ricordare le vittime, le loro famiglie e gli italiani che sono stati costretti a lasciare le ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Ma che cosa è stato il massacro delle foibe?

Le foibe

Siamo nel 1943, anno della resa dell’8 settembre. In Croazia e Slovenia, in particolare a Zagabria e Lubania, lo sfaldamento delle forze armate ha portato a problemi di varia natura. Tito, il dittatore, cominciò a perseguitare in Istria e Dalmazia di tutti i fascisti che avevano amministrato queste zone soggiogando la popolazione salva locale. Il crollo del regime portò alla persecuzione di tutti i fascisti e degli italiani non comunisti. Torturati, uccisi e gettati nelle foibe: si parla di un migliaia di vittime.

Tito con le sue milizie decise di riconquistare la Slovenia e la Croazia e di volersi prendere la Dalmazia e l’Istria. Nei suoi piani c’era anche la conquista del Veneto. Con il crollo del fascismo, prima, e del nazismo, poi, le milizie di Tito avevano la strada spianata. A primavera 1945 l’esercito jugoslavo occupò l’Istria puntando verso Trieste per riconquistare i territori negati alla fine del primo conflitto mondiale.

L’esercito si impadronò di Fiume e dell’Istria, iniziando le esecuzioni degli italiani. Non riuscirono mai ad arrivare a Trieste, preceduti dalle truppe alleate che avanzavano e in particolare alla Divisione Neozelandese del generale Freyberg. Tito si infuriò e scatenò la sua rabbia contro persone innocenti, con una scia di sangue che oggi ricordiamo.

Tra maggio e giugno 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono costretti all’esodo. Molti furono uccisi o deportati nei campi sloveni e croati. Si parla di 4mila-6mila vittime in pochi mesi. Ma c’è chi ne conta più di 10mila.