Massimo Giuseppe Bossetti, finto consulente entra in carcere a Bollate per parlare con lui

Giallo nel carcere di Bollate, dove un finto consulente entra in carcere per parlare con Massimo Giuseppe Bossetti; ecco cosa si sono detti

Giallo nel carcere di Bollate, dove Massimo Giuseppe Bossetti sta scontando l’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Un finto consulente è entrato nel penitenziario milanese per parlare con lui. Sull’episodio stanno indagando le forze dell’ordine che stanno lavorando per accertare l’identità dell’impostore.

Lo strano episodio si è verificato nel carcere di Bollate dove Massimo Giuseppe Bossetti sta scontando la condanna all’ergastolo per l’omicidio della quindicenne di Brembate. L’uomo si sarebbe presentato come Cesare Marini, consulente informatico e avrebbe chiesto di parlare con Massimo Giuseppe Bossetti per illustrargli una nuova strategia difensiva basata sul DNA.

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Ovviamente, il vero Cesare Marini che lavora veramente come consulente informatico per il tribunale non sa nulla di questa vicenda e, trattandosi di furto d’identità, ha sporto denuncia contro ignoti per tutelarsi.

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Il sedicente consulente informatico ha ottenuto il permesso di incontrare Massimo Giuseppe Bossetti in carcere e insieme hanno avuto un colloquio su un’eventuale nuova strategia difensiva basata sul DNA.

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Il muratore di Mapello non ha saputo spiegare l’accaduto e gli inquirenti, adesso, stanno cercando di risalire alla vera identità del impostore. Nel carcere di Bollate sono partite anche le indagini interne per capire come sia stato possibile che un uomo sconosciuto abbia ingannato le guardie carcerarie.

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Il carcere milanese è molto conosciuto anche perché, al suo interno, ci sono detenuti “famosi”. Oltre a Massimo Giuseppe Bossetti, nel carcere di Bollate ci sono anche Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due coniugi condannati per la strage di Erba e Salvatore Parolisi, l’ex caporalmaggiore dell’Esercito che sta scontando la condanna per l’omicidio della moglie, Melania Rea.

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Massimo Giuseppe Bossetti è stato trasferito nel carcere di Bollate quest’anno e dedica il suo tempo alla stesura di un libro memoriale in cui racconta la sua versione del caso della quindicenne Yara Gambirasio.