Morta mamma Margaret, l’infermiera che salvava i bambini
Mamma Margaret è morta: addio all'infermiera che salvava la vita dei bambini
È morta mamma Margaret. L’infermiera di Padova non ce l’ha fatta a combattere la malattia. Proprio lei che aveva viaggiato in lungo e in largo per aiutare più bambini possibili. E che aveva salvato moltissime piccole vite. Lascia due bambini di 9 e 5 anni e il marito. Ma lascia anche un vuoto incolmabile tra i suoi colleghi.
Margaret Zorzo era un’infermiera dell’ospedale di Cittadella. Originaria di Tombolo e residente a San Martino di Lupari, aveva solo 47 anni quando un brutto male l’ha portata via dai suoi affetti.
Margaret aveva prima lavorato come infermiera nella terapia intensiva cardiologica dell’ospedale di Cittadella. E poi come tecnico di anestesia e rianimazione nel reparto di terapia intensiva sempre nella stessa struttura sanitaria.
Il suo non era un lavoro, era una missione. Era stata anche volontaria in America Latina con Medici con l’Africa Cuamm di Padova. Mentre quando era fidanzata ha lavorato sei mesi con Emergency, nel centro cardiologico gestito dall’associazione in Africa, in Sudan, nella capitale Khartum.
Nel corso della sua vita aveva salvato moltissimi bambini. E anche dopo il matrimonio con Francesco Angiolin e la nascita dei suoi gioielli, Filippo Elia e Ilaria, aveva continuato la sua missione.
Morta mamma Margaret, la malattia non le ha dato scampo
A marzo 2019 a Margaret è crollato il mondo addosso, dopo una diagnosi di tumore cerebrale. L’infermiera ha affrontato la malattia a testa alta, non lamentandosi mai e seguendo tutte le terapie. Il ricovero a Bassano del Grappa, poi un’emorragia cerebrale e il trasferimento a Vicenza per un intervento di urgenza. È riuscita a vedere un’ultima volta i figli, prima di spegnersi.
Oltre al marito e ai due bambini, lascia anche la mamma, tre fratelli e due cognati. Non ha mai avuto paura di morire, ma di lasciare soli il marito e i figli, come racconta il compagno di vita.
Se n’è andata in punta di piedi, senza farsi vedere sofferente o triste, senza voler disturbare anche fino all’ultimo.