Morte Fabio Palotti, le parole del padre Luigi
"Nessuno ha sentito le sue urla, forse era ferito e invece è finita così", lo strazio del padre dell'ascensorista Fabio Palotti
Dopo la tragedia di Fabio Palotti, l’operaio di 39 anni morto schiacciato da un ascensore, a rompere il silenzio è il padre Luigi, in un’intervista rilasciata alla testata giornalistica La Repubblica.
L’uomo si pone oggi tante domande che ancora non trovano risposta. Domande su cui le forze dell’ordine stanno indagando, per cercare di ricostruire la morte del giovane ascensorista.
La mia rabbia è tutta nei confronti di chi è addetto alla vigilanza del ministero più sicuro tra tutti i ministeri, la Farnesina. Com’è possibile che nessuno faccia dei controlli per comprendere chi rimane dentro a quel palazzo? Se mio figlio fosse stato un terrorista? È possibile che non si verifica chi si aggira e per quanto tempo nei corridoi del dicastero? La mattina in cui sono arrivato, nonostante fossi il padre di una vittima, mi hanno chiesto i documenti e sono stato controllato al metal detector. Invece mio figlio morto non l’ha visto nessuno. Voglio la verità.
Le parole di un padre, che da un giorno all’altro ha ricevuto la chiamata che nessun genitore vorrebbe mai ricevere. Il figlio è morto schiacciato da un ascensore, mentre faceva un intervento da solo e nessuno si è accorto di lui. Il suo corpo senza vita è stato trovato il giorno successivo da un collega, insospettito dopo aver visto la sua macchina nel parcheggio.
Se qualcuno si fosse accorto subito della caduta e i soccorritori fossero arrivati nell’immediato, Fabio Palotti oggi sarebbe ancora vivo?
Forse era ferito e invece è finita così.
Luigi oggi vuole giustizia e vuole delle risposte. Vuole sapere se suo figlio poteva fare quell’intervento da solo oppure se un collega avrebbe dovuto accompagnarlo. Vuole sapere se si sarebbe potuto salvare, se qualcuno si fosse accorto subito dell’incidente. E perché l’ascensore, in modalità manutenzione, si è mosso mentre Fabio stava lavorando.
La procura sta indagando per omicidio colposo contro ignoti e sta interrogando i colleghi e il datore di lavoro dell’ascensorista. C’è un altro mistero sulla morte di Palotti, il suo cellulare personale non è stato ritrovato.