Omicidio Maria Amatuzzo, il marito scrive una lettera dal carcere al papà della vittima

Il papà di Maria Amatuzzo ha fatto sapere che non potrà mai perdonare Ernesto Favara, l'uomo che ha ucciso la sua amata "bambina"

Una lettera di perdono scritta dalla prigione e inviata al padre della moglie. Parole che mai l’uomo potrà comprendere, dopo che la sua “bambina” è morta per mano della persona che avrebbe dovuto amarla e proteggerla. Ernesto Favara (63 anni), detenuto dalla Vigilia di Natale, ha tolto la vita alla giovane moglie 29enne Maria Amatuzzo.

omicidio Maria Amatuzzo

Dodici coltellate all’addome, solo perché aveva deciso di lasciarlo e lui non poteva accettarlo. Una triste vicenda accaduta la scorsa Vigilia di Natale a Marinella di Selinunte, un comune italiano in provincia di Trapani.

Dopo l’arresto, Ernesto Favara ha confessato di averlo fatto, perché Maria Amatuzzo gli aveva comunicato la sua intenzione di andare via di casa e che si sarebbe accontentata di vedere le figlie una volta a settimana: “In quel momento ho visto un fantasma”. Da circa un anno, le due gemelline di 4 anni vivevano in una comunità di alloggio.

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La lettera inviata dalla prigione al padre di Maria Amatuzzo

A distanza di mesi, forse pentito o forse perché ha realizzato quanto dolore abbia causato alla famiglia, Enrnesto ha mandato una lettera al papà di Maria Amatuzzo.

Ha iniziato a scrivere, chiamandolo papà e cercando di giustificare il gesto commesso. Ha chiesto perdono. Un perdono che mai potrà ricevere dall’uomo, dopo che gli ha portato via un pezzo del suo cuore.

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Il padre di Maria ha espressamente fatto sapere che non ha alcuna intenzione di perdonarlo. Gli ha risposto attraverso il suo avvocato, per chiarire una volta per tutte il suo pensiero e quello che prova nei suoi confronti.

La relazione tra i due non era più la stessa da diverso tempo. Il primo ad accorgersi di quanto successo, è stato il fratello dell’omicida. Ha sentito delle grida strazianti, si è affacciato ed ha visto l’uomo in cortile, con in mano il coltello insanguinato.